Un paio d’ore di discussione serrata senza, però, colpi di scena. Il Cda straordinario di Tim, chiesto dall’amministratore delegato Pietro Labriola il giorno dopo il crollo del titolo in Borsa di giovedì scorso, mentre era in corso la presentazione del piano industriale della società senza più la rete, si è chiuso senza scossoni per il board della società. E, in particolare, per il direttore finanziario, Adrian Calaza ha dato la sua disponibilità a fare un passo indietro dopo lo scivolone in Borsa e le perplessità del mercato sui conti presentati dalla società. Il manager resta al suo posto, troppo delicato il momento per pensare ad un avvicendamento: c’è da gestire, infatti, la delicata e complessa operazione del passaggio della rete al fondo Kkr, insieme a buona parte del debito accumulato dalla società. Nessuna testa, in sostanza, è saltata. Il piano industriale “free to run”, messo a punto da Labriola e duramente contestato dai soci francesi di Vivendi, va avanti senza modifiche. Confermando, di fatto, lo spezzatino della società e lo scorporo della rete. Labriola, si apprende, ha spiegato ai consiglieri che le cause che hanno scatenato il nervosismo deimercati non sono da attribuire al piano. La riunione è stata pertanto soltanto un’informativa e si è conclusa senza la necessità di alcuna delibera.
Ma, sempre ieri, nel pomeriggio, il Cda ha deciso di diffondere un comunicato per spiegare alcuni dettagli del piano finanziario e fare chiarezza sulla questione del debito, all’origine del diluvio di vendite che ha fatto passare di mano il 13,5% del capitale Tim, con l’asta di finale che ha incrociato partite di titoli per quasi lo 0,9% del capitale a un prezzo, 21,18 centesimi, sotto di quasi il 24% dai 27,79 centesimi di mercoledì. A generare confusione è stato il miliardo circa in più di debito atteso per quest’anno rispetto alle stime degli analisti. Con gli incassi della cessione della rete è attesa una riduzione del debito di 14,2 miliardi ma il closing dell’operazione Netco con KKR è atteso entro l’estate (tra giugno e agosto) e questo vuol dire che almeno fino a giugno, Tim resterà un player verticalmente integrato, continuerà a pagare interessi su tutto il debito e a bruciare cassa, con il conseguente aumento del debito di almeno un miliardo rispetto ai precedenti calcoli degli analisti.
Ora bisognerà vedere in che modo i mercati, oggi, leggeranno le integrazioni fornite dal Cda. Integrazioni non semplici da valutare anche perchè l’iter autorizzativo dell’Antitrust Ue sulla cessione della rete è ancora alla fase di prenotifica. Il closing oggi è previsto «tra giugno e agosto», come aveva riferito Calaza giovedì al Capital market day. Restano sempre sul piede di guerra, invece, i sindacati, contrari allo scorporo della rete. Dopo il no del leader della Cgil, Maurizio Landini, è arrivato anche quello del numero uno della Uil, Pier Paolo Bombardieri, che ha chiesto un incontro a Palazzo Chigi: “Il governo di convochi, “Abbiamo sempre espresso forti dubbi sul progetto di separazione in Tim, unico nello scenario delle tlc”.