La violenza sulle donne, lo stalking, le violenze verbali e psicologiche sono fenomeni affrontati in modo inadeguato. Anche le norme penali sono attuate con un’avvilente impronta burocratica”. E’ fermo il giudizio di Piero Prevete sul modo con cui viene affrontata l’emergenze che vede le donne sempre più vittime di soprusi e angherie maschili in ogni forma e manifestazione. Psichiatra, responsabile del Servizio Antistalkingh della ASL Napoli 1, Prevete dirige un ambulatorio all’Ascalesi nell’ambito del Dipartimento di Salute mentale dell’azienda sanitaria metropolitana. “Uno dei pochi attivi in Europa, un progetto nato nel 2011 a Napoli, ma rimasto isolato” a detta di Ettore Mautone, giornalista che lo ha intervistato per il Mattino (26 luglio 2017, pagina 11). Il Sudonline ha raccolto dalla sua voce un prezioso decalogo su”ciò che bisogna fare e ciò che si deve evitare” quando per disavventura ci si imbatte in uno stalker.
Dottore Prevete, su quali presupposti si basa in progetto di servizio antistalking da lei curato?
L’iniziativa prevede una serie di azioni, compresi seminari, in sedi di ogni tipo, non esclusa l’aula bunker di Poggioreale. E intese sottoscritte con Magistrature, Carabinieri e Polizia. Tutto nasce dal convincimento che il sostegno e la cura in ambito medico e psichiatrico devono essere affiancati da attività di riabilitazione, sociali e culturali.
Lo stalker è un soggetto che vive una patologia che richiede cure mediche?
Indubbiamente sì. Anche se il loro è l’atteggiamento di chi non sente di aver bisogno di aiuto. Nonostante l’elevatissimo carico di rabbia e disagio interiore, prevalgono diffidenza e titubanza. Rendersi conto della propria incapacità di gestire le emozioni e non trasformare la rabbia in atti distruttivi è in realtà il primo traguardo.
E se dopo tutto continua l’escalation di ossessione, intimidazione compulsiva continua?
L’ideale è che la vittima non si senta colpevole, in qualche modo, di aver causato il disagio, resti isolata e semmai cerchi la solitudine come modalità di “espiazione”. Meglio costruire una rete protettiva che va dal vicino di casa, al condominio fino a interventi mirati delle Asl. Se questi servizi fossero capillari, si potrebbero rilevare i segnali premonitori e intervenire in tempo.
Come giudica la misura cautelare consistente nel divieto allo stalker di avvicinarsi a meno di 500 metri dalla vittima?
Non serve quasi a nulla. Viceversa sarebbe meglio non perdere mai il contatto, che può essere un modo per controllare la situazione.
Lei stesso riferisce che il suo ambulatorio è uno dei pochi attivi in Europa. Ma in attesa che le Asl si attrezzino adeguatamente, quali sono i suggerimenti di cui tener conto? Possiamo stilare un elenco di 5 cose da non fare, e di contro, 5 cose da fare in caso di stalking?
Certamente, la prima raccomandazione è non accettare regali, fiori, attenzioni, e simili. Ed evitare di ostinarsi nel tentativo di restituirli per non entrare in una spirale di spiegazioni e magari suscitare una temuta reazione violenta dovuta alla frustrazione dello stalker. Come forma di carattere preventivo suggerirei senz’altro di evitare il facile accesso alla propria esistenza attraverso i profili dei social network.
Più precisamente, cosa bisogna fare per evitare che un soggetto incapace di gestire le emozioni arrivi alla rabbia?
Non andare in collera con lo stalker, perché la rabbia potrebbe essere interpretata come “passione”. E non spegnere il proprio cellulare per due motivi. In primo luogo perché la frustrazione dello stalker aumenterebbe e con essa l’attenzione morbosa e l’accanimento. In seconda battuta bloccare la linea che egli conosce vuol dire privarsi della possibilità di rendersi conto, e tenere sotto osservazione, l’eventuale aggravarsi del suo atteggiamento.
E’ importante costruire una rete protettiva grazie ad amici, parenti, vicinato?
Soprattutto è essenziale non isolarsi nel tentativo d’ interrompere tutti i rapporti sociali precedenti nella speranza di “scomparire senza lasciar traccia”. Non aver timore o vergogna di parlarne è in cima alle raccomandazioni sulle cose da fare…
Può spiegare meglio questo punto?
Occorre tenere al corrente i parenti, gli amici più fidati, i colleghi di lavoro, i vicini di casa, il portiere. Se possibile mostrare una foto dello stalker o descriverlo, chiedendo la cortesia di avvertiti se dovessero incontrarlo nelle vicinanze. Inoltre è indispensabile raccogliere in maniera scrupolosa tutti i segnali, compresi i più deboli, da registrare con data luogo ora su un proprio diario dedicato.
Anche i messaggi SMS?
E’ importante non cancellare i messaggi di SMS o Whatsapp, registrare eventuali conversazioni o telefonate col “vecchio numero telefonico” sempre attivo. Tutto questo materiale servirà come cartina al tornasole per analizzare l’evoluzione del problema e per sottoporre le prove raccolte alle autorità competenti presso cui sporgere denuncia.
Cosa è fondamentale fare durante le conversazioni con lo stalker?
Nella prima fase spiegare con chiarezza allo stalker di non essere interessata ad una relazione di alcun tipo. Importante è essere fermi e usare un tono “monocorde”. Evitare quindi di rifiutarlo “in modo troppo gentile” perché lo stalker ascolterebbe il tono della voce – e non le parole – e ciò potrebbe addirittura incoraggiarlo.
E nel caso in cui ci sia un escalation dei tentativi di contatto?
Prestare attenzione a un tale incremento è molto importante, così come valutare i comportamenti più emotivi e l’uso di frasi più ostinate. Nonché la pressione esercitata per stabilire un contatto ravvicinato. Sono questi sintomi prodromici di un evento inquietante.
Qualche altro suggerimento per la prevenzione?
Cambiare frequentemente abitudini, percorsi, orari. Dotarsi di strumenti di difesa tipo spray al peperoncino ecc. Avere il secondo cellulare sempre carico con numeri preimpostati di soccorso. Se necessario e possibile, trasferirsi per un periodo di tempo, monitorando l’evoluzione con il “periscopio” sempre attivo ossia il vecchio numero di cellulare ormai dedicato solo allo stalker. Rientrare solo ad avvenuto rallentamento delle pressioni. E continuare ad annotare, per avere sufficiente materiale in caso di denuncia.