E’ una fortuna, per voi che restate nel Mezzogiorno, se i Cinque Stelle hanno nel Sud ancora larga parte della loro base elettorale. Bene o male il succo è questo. I 5 Stelle provano a reagire alla batosta delle Europee cercando di fungere da elemento di (ri)equilibrio in un governo a guida bipolare.
E quindi: più i leghisti puntano a strappare impegni per l’autonomia differenziata (o secessione dei ricchi), più i grillini puntano a rallentare l’iter di approvazione della legge cara a Salvini. Ne parla, tra gli altri, Federico Caruso sul Messaggero del 27 giugno: «Oltre duecento riunioni, tavoli tecnici, mesi di lavoro e poi, al vertice decisivo per dare il via al decreto sulle Autonomie, il Movimento 5 stelle fa ostruzionismo». I leghisti sono furiosi e… si infiammano quasi quanto i governatori del Nord, che tuonano contro tutto e tutti. Per Caruso l’obiettivo dei 5 Stelle è rallentare il testo del decreto caro a Matteo Salvini in modo da scavalcare la data del 20 luglio, quando si chiuderà la finestra per tornare a votare a settembre.
In effetti è stato il Dipartimento legislativo di palazzo Chigi a emettere un parere negativo sul testo presentato dal ministro leghista per gli Affari regionali Erika Stefani. Il decreto – a quanto sostengono i tecnici di Conte – espone lo Stato a maggiori esborsi, perché riforma il sistema con cui ogni anno lo Stato distribuisce fondi alle Regioni.
LA LINEA DEL PO
Obiettivo tacito della strategia grillina è (sarebbe) respingere le truppe di Salvini nel recinto padano. E il nulla di fatto sul tema della secessione strisciante induce lo stesso Salvini a spingere al calor bianco la polemica sulla SeeWatch, che è la manopolacon cuialza il livello di ebollizione da cui – e non da ora – tra massimo consenso elettorale. Ne è convinto anche Pietro Treccagnoli, che nel blog “L’Arcinapoletano” avverte: “Non lasciatevi ingannare… Il braccio di ferro di Salvini con la a Sea Watch è “un’arma di distrazione di massa”. Il vero obiettivo è invece l’annientamento del Sud…”. Fingono di avercela con i migranti, aggiunge Treccagnoli, “mentre lavorano alacremente e quasi sempre sotto traccia per spingere fino allo spasimo l’approvazione dell’autonomia differenziata… un imbroglio per nascondere un’autentica secessione, non solo fiscale…” Il vero nemico della Lega? E’sempre uno solo: i terroni. Insomma, gridano “prima gli italiani”, pensano “prima il Nord.
Intanto si registrano i commenti contenuti in un editoriale per il Messaggero, ripreso dal Mattino di Napoli, di Gianfranco Viesti (giovedì 27 Giugno). L’economista richiama l’Appunto del Dipartimento per gli affari giuridici della Presidenza del Consiglio in cui si evince che esistono dal 16 maggio nuovi schemi di intesa fra il governo e le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. “Ma questi schemi – aggiunge – sono segreti per l’ampia parte inclusa nel Titolo II, che dettaglia i nuovi poteri. Non sono noti né ai cittadini italiani né agli stessi parlamentari della Commissione Bicamerale sul Federalismo Fiscale che stanno svolgendo un’utile indagine preliminare conoscitiva…”
PARLAMENTO ESAUTORATO?
Si è appreso – addirittura – che la Regione Lombardia ha richiesto che il processo di approvazione parlamentare preveda la “non emendabilità” del testo. Testi segreti, approvazione rapida. Ma non può essere così: perché la funzione legislativa del Parlamento “risulterebbe direttamente incisa dalle scelte operate nell’ambito delle Intese”. Tradotto, è ineludibile il ruolo del Parlamento in questo passaggio proprio in quantoistituzione che rappresenta tutti gli italiani:“Il progetto – insiste Viesti – tocca tutte le grandi politiche si fanno nel nostro Paese, e le ridisegna; con conseguenze rilevanti per i cittadini delle tre Regioni e di tutti gli altri. Dalla scuola alla sanità, dalle infrastrutture, all’energia, all’ambiente. Il timore è che si tenti una “modifica surrettizia” della Costituzione, su una materia che viceversa richiederebbe un“grande e attentissimo dibattito parlamentare”.
SI’ MA CHI PAGA?
Vi sono poi gli aspetti finanziari. E si sa che quando si tocca il portafoglio anche un nemico diviene un avversario. Qui il risultato che si vorrebbe portare a casa è determinare risorse maggiori per le tre Regioni, ma mettendole al riparo da manovre d’emergenza di finanza pubblica. Quindi; a spese delle altre. “Il rischio – conclude Viesti – sempre presente, è quello di una secessione dei ricchi”. Ossia la formazione di regioni “che somigliano molto ad un vero e proprio stato e che godono di poteri straordinariamente vasti e di un finanziamento maggiore dei servizi per i propri cittadini”. Le quali tuttavia restanoparte dello Stato italiano per quanto conviene, vale a dire il debito pubblico, che rimarrebbe a carico di tutti…