L’avevo promesso eccomi con la terza parte. Mentre il secondo anno di pandemia sta per chiudere i battenti, non trovo di meglio che proporre ancora una volta le significative riflessioni del più grande scrittore e giornalista cattolico, Vittorio Messori. Continuo la lettura del magnifico testo, “La Luce e le tenebre. Riflessioni fra storia, ideologie e apologetica”, pubblicato lo scorso ottobre dalla casa editrice Sugarco di Milano.
“Appunti per dare ragione della speranza”, questa è la III parte dedicata all’apologetica. Non è una brutta parola. Che cos’è l’apologetica? Significa dare ragione della propria fede, le “ragioni per credere”. “Apologetica, nel senso vero, significa usare quel gran dono che Dio ha voluto farci: quello, cioè, della ragione che indaga, scruta, precisa (e se necessario, difende) i motivi per ‘scommettere’ sulla verità del Vangelo e sulla necessità di far parte di una comunità che, nei sacramenti, concede a ogni uomo che lo desideri di entrare in contatto addirittura fisico col Dio incarnato”. Dunque, penso che sia importante per noi cattolici, cristiani, impegnati, fare apologetica e soprattutto unirsi, non disperdere quelle poche forze, senza settarismi.
Con la nota 122, Messori parte subito, non dico a testa bassa, ma certamente come paladino per la “buona battaglia”, sulle orme di San Paolo. Di fronte all’ennesimo film blasfemo e oltraggioso della Chiesa Cattolica, come Magdalene, film inglese, costruito apposta per dare un’immagine odiosa dell’educazione cattolica. Messori auspica che la Chiesa, il cattolicesimo avrebbe bisogno di una “Antidefamation League”, sul modello (spesso implacabile) datasi da molto tempo dall’ebraismo. Certamente lo scrittore cattolico non intende coartare la libertà di espressione di chiunque, ma per quanto riguarda le bugie, le imprecisioni interessate, gli errori di fatto, sarebbe opportuno, “tolleranza zero”. Chiaramente qui si potrebbero fare diversi esempi, di come certa stampa, mainstream anticlericale usa gettare fango sulla storia della Chiesa a cominciare dall’eterno e noiosissimo tormentone, “caso Galileo”. Si sostiene che il pisano fu torturato, gettato in prigione e che gli fu impedito di lavorare. Oppure su un altro luogo comunissimo, dove si afferma che le vittime dell’Inquisizione furono milioni e altrettante le streghe o gli omosessuali bruciati dai preti. Per tutti questi luoghi comuni, Messori auspica uno studio serio, dove questi mistificatori della vera Storia siano messi di fronte alla realtà dei fatti. E’ un lavoro indispensabile che oltre allo stesso Messori stanno facendo da anni alcuni studiosi, ma ancora sono pochi.
Ecco occorrerebbe una struttura, uno staff di esperti, studiosi, storici, fiancheggiati da avvocati, non per forza deve scaturire dai vertici della Chiesa, anzi, sarebbe auspicabile che nascesse dalla base, una iniziativa “privata” dei laici impegnati, senza “vescovi pilota”, così come sono nate le associazioni del Family Day.
Sempre con spirito polemico, di sana critica, Messori si occupa dei “profeti del nostro tempo”, intorno al carrozzone del cosiddetto Premio Nobel, conferito addirittura a uno come Dario Fo, che non ha mai scritto niente, “un vecchio guitto demagogo che ha campato per decenni di proclami ‘antifascisti’ di esaltazione della Resistenza ma che, finché ha potuto, ha cercato di nascondere (in questo sull’esempio del suo collega nel Premio, Gunter Grass, volontario nelle SS) di essersi presentato come volontario nei paracadutisti della Repubblica Sociale e di avere dunque combattuto i partigiani”. Tra questi “Santi laici”, Messori annovera Al Gore, guru verde, che hanno dato il premio per la Pace, che predica bene ma razzola malissimo. Tra questi c’è anche l’amico di Messori, l’ex seminarista di Cuneo, Piergiorgio Odifreddi, che ha scritto, “Perché non possiamo dirci cristiani (e meno che mai cattolici)”, come tanti altri anche lui viene da una famiglia molto religiosa, per questo è stato battezzato col nome Piergiorgio, in onore di Frassati. Odifreddi sostiene Messori, come altri ex seminaristi, hanno bisogno di vendicarsi del loro passato.
Passiamo a un tema meno impegnativo, si fa per dire, sapete che cos’è il juego de la pelota. Si praticava nelle culture precolombiane. Poiché le guerre, in quelle zone, erano continue e terminavano in stragi reciproche, si è trovato un modo per limitare la mattanza. Si pensò di far combattere due squadre di giovani che si contendevano una palla di legno. Chi vinceva scotennava i vinti e poi venivano uccisi tutti. E poi si continuava per nuove partite. Arrivarono i conquistadores spagnoli, che non erano signorine, misero fine a questo tipo di sport.
Siamo ancora in clima natalizio, Messori ci racconta un aneddoto commerciale. La Rossmann, una catena di supermercati tedesca ha dovuto togliere dal mercato il Babbo Natale che aveva una mano alzata e indicavano l’alto, un richiamo intollerabile per i laicisti, peraltro un braccio alzato, abbastanza equivoco, che ricordava il saluto detto “romano”.
Andando a scuola da Marco Pannella, naturalmente con prudenza, Messori sottolinea come il Partito Radicale, nonostante il suo esiguo consenso elettorale è riuscito a far passare che ogni desiderio che diventi diritto, ogni capriccio ha diritto di cittadinanza. Praticamente da minoranza nel Paese, sono riusciti a far passare divorzio, aborto e ora è probabile anche l’eutanasia. Per Messori, i cattolici devono meditare su questo, devono rileggere alcuni passi del Vangelo: il granello di senape, il piccolo gregge, il pizzico di sale, il misurino di lievito. Dobbiamo renderci conto che si può essere minoritari senza essere marginali.
Nel bene e nel male sono sempre le minoranze attive a fare la Storia. “Non fecero così anche quei quattro gatti, ma fanaticamente motivati, dei giacobini, che inocularono nella storia dei virus che ancora agiscono e sono anzi divenuti patrimonio comune di tutto l’Occidente?”
Messori continua in questa riflessione dei pochi che possono trascinare i molti, “ma solo se quei pochi hanno un pensiero, una prospettiva, una visione del mondo, una passione di convincere”. Ma è proprio quello che manca al mondo cattolico, ridottosi a una melassa che ricicla, per giunta in ritardo e con un surplus di moralismo e di sentimentalismo, il pensiero egemone politicamente corretto. A questo proposito Messori si interroga: “come e quanto incidono sul vissuto le 25.000 omelie pronunciate in Italia ogni domenica?” Come fare a riscoprire quel che un tempo si chiamava apostolato? E ancora si domanda: “Come passare dalla difesa, spesso lagnosa e vittimista, all’azione che fermenti la società, se non riusciamo a proferire altro che moralismi ed auspici edificanti quanto impotenti, roba da messaggio di fine anno di presidente della repubblica?”
Cerco di proseguire più spedito. I temi storici come quelli dell’inquisizione sono stati da sempre dibattuti, ma quasi sempre però senza riuscire ad avere un corretto racconto storico. Messori cita il pataccaro Dan Brown con il suo Codice da Vinci. In 350 anni le vittime dell’inquisizioni non furono milioni, ma circa trentamila, certo un numero terribile. Tuttavia, la mattanza si concentrò soprattutto nei Paesi luterani, calvinisti, anglicani. E la caccia non era rivolta contro il sesso femminile in quanto tale.
Alla nota 136, il nostro, si occupa delle dispute progressiste e di quanto resta di quel vecchio progressismo post-conciliare, composto ormai da settantenni e ottantenni, vedovi della contestazione postconciliare. In questo contesto affronta la questione ecumenica, tema sterile, affidato ad esperti, professori, parolai in genere che rappresentano sé stessi. Qui Messori tratta del “profeta Ratzinger”, che si interroga sul futuro della Chiesa, che partecipò al Concilio Vaticano II e si accorse del travisamento dei documenti conciliari, della loro manipolazione, dell’interpretazione faziosa, fino ad arrivare a immaginare uno “spirito del Concilio”. Ratzinger passava come “progressista”, dopo il libro con Messori, “Rapporto sulla fede”, diventò il cardinale “convertito alla reazione”. Alla domanda, perché avesse cambiato prospettiva, lasciando gli amici di un tempo (campo progressista), Ratzinger rispose deciso: “non sono cambiato io, sono cambiati loro”.
Nonostante lo spirito del Concilio, negli anni sono scomparsi ordini religiosi e case religiose che chiudono, come quella dei frati della Val di Susa. In sette secoli, guerre, invasioni, distruzioni, non erano riuscite a spegnere in quelle quattro mura la vita religiosa. Ciò che non è riuscito ai tiranni, ai persecutori, è riuscito alla cultura secolarizza dei senza Dio dell’Occidente.
Il post-Concilio ha favorito la desertificazione delle vocazioni religiose. Messori ne parla alla nota 152. “Il tormentato rinnovamento postconciliare di statuti e costituzioni si è rivelato incapace di attirare nuove vocazioni: anzi in certi casi, le ha rese ancor più improbabili”. Il tema viene approfondito in tutti i suoi aspetti da Messori.
Al numero 139, Messori ricorda il “filosofo dimenticato”, il colombiano di Bogotà, Nicolas Gomez Davila, che ci ha lasciato un’enorme quantità di aforismi, tutti folgoranti di intelligenza e profondi di dottrina. Davila è stato ovviamente ignorato da certa “cultura” clericale. Non si poteva tollerare uno che diceva: “la religione non è nata dall’esigenza di favorire l’impegno sociale, così come le cattedrali non sono state edificate per incentivare il turismo”. Ricordo sempre che ne parlava il nostro fondatore di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni.
Ancora polemiche e sane critiche sul fondatore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, ma trovo interessante le riflessioni su don Lorenzo Milani, sacerdote fatto passare dal mainstream come il prete comunista. Ma se andiamo bene a leggere quello che ha scritto, al di là dei tanti dubbi sui suoi metodi, sicuramente è stato un vero e radicale anticomunista. Per lui il comunismo era il grande male. Profonde le riflessioni sul professore Alessandro Galante Garrone, ateo, fortemente anticlericale e agnostico, una delle icone più venerate del laicismo italiano, che considerava la Conciliazione dello Stato con la Chiesa del 1929, come un tradimento del Risorgimento. Garrone professore di Messori, rimase sconcertato della conversione del suo allievo, si perché Vittorio Messori, prima di convertirsi era come Garrone.
Sono tentato di scrivere altri passaggi interessanti che riguardano questo personaggio, ma devo andare avanti e sintetizzare.
Che cosa resta dei contestatori cattolici del post-Concilio? Illuminati dal marxismo? Niente, non hanno avuto eredi, sono ridotti a gruppi di anziani clericali, nostalgici dei lontani anni ruggenti. “Le nuove generazioni, che avrebbero dovuto seguire in massa quei ‘profeti’, non sono state attratte da un cristianesimo ridotto a impegno orizzontale, a lotta politica o a volontariato, a umanesimo, a buonismo politicamente corretto, a sincretismo senza identità”. Inoltre, chiarisce ancora Messori, “la fine ingloriosa, poi, di un marxismo scoperto in ritardo e con entusiasmo naif in seminari, conventi, sacrestie, ha contribuito alla dispersione di coloro che, unendosi ai comunisti, avrebbero dovuto rifondare la Catholica e, con questa, il mondo”.
Messori ha subito diversi attacchi eclatanti sulla stampa, come quello del 1991 al Meeting di Rimini, presentando il libro sul beato Faa di Bruno, ha parlato male del Risorgimento e di Garibaldi. In questo 5° volume fa riferimento a due esimi sconosciuti scrittori che lo denunciano perché ha plagiato le opere di un libro scritto da don Persili. Naturalmente Messori con argomentazioni chiare e precise smonta tutte le fragili e disoneste montature.
Anche Messori ritiene che internet abbia grandi opportunità, ma nello stesso tempo diverse insidie. C’è più democrazia con internet, ma anche la possibilità che chiunque possa dire bestialità. Umberto Eco poteva dire che, internet, “ha dato diritto di parola agli imbecilli”. Nessuno che dica mi lascia il tempo di studiare il problema, prima di rispondere.
Le vittime del Titanic sono 1500, tra loro un monaco tedesco e un sacerdote lituano. Interessante la storia raccontata da Messori su un sacerdote inglese, Thomas Byles, che poteva salvarsi, ma ha preferito lasciare il suo posto a madri di famiglia. Celebrando l’ultima sua Messa sul transatlantico, nell’omelia parlò di “naufragio spirituale che tutti ci minaccia” e della necessità, dunque, di, “aderire alla fede come a un salvagente”.
Alla nota 153, si occupa del grande apologeta del Cristianesimo, Blaise Pascal, morto prematuramente. Il suo per Messori è “un apostolato ad extra, verso coloro che non fanno ancora, o non fanno più, parte della Chiesa”.
La nota seguente si occupa della presunta e famigerata “Taxa Camerae” del pubblicista e sedicente storico spagnolo Pepe Rodriguez, che la Chiesa faceva pagare per peccati gravi commessi, Messori li elenca tutti i 35 punti della “tariffa per le assoluzioni”. Von Pastor, autore della più prestigiosa delle Storie dei Papi, ha parole severe per la corruzione durante i pontificati rinascimentali e in particolare quello di Leone X, ma mai si giunse a mettere a tariffa la Grazia di Cristo. Il Rodriguez è stato sbugiardato da un cumulo di prove schiaccianti dalla commissione di ricerca argentina. Ha rifiutato di scusarsi e di togliere la sua Taxa Camerae dalle nuove edizioni del suo libro.
Vedo di andare veloce per concludere. Consapevole di essermi dilungato, ma sono convinto che non tutti compreranno e leggeranno il testo; pertanto, penso di fare un gradito regalo con questa mia “allargata” esposizione. A Torino i giacobini dal 1800 al 1814 hanno tagliato qualcosa come 423 teste, in una città che contava poche migliaia di abitanti.
A proposito delle vessazioni contro gli ebrei. Messori puntualizza che nello Stato Pontificio gli ebrei non furono mai espulsi. Altra precisazione non sono le Nazioni cristiane quelle che fanno più guerre e qui Messori si sbizzarrisce ad elencare Paesi, popoli non cristiani che hanno operato nella Storia a compiere stragi di ogni tipo. Messori risponde a un prete un certo Arturo Paoli, esponente di un cristianesimo da “teologia della liberazione” alla marxista. L’epoca che registrò il minor numero di guerre – e le meno sanguinose – fu l’Europa medievale, quella di prima della cosiddetta Riforma.
Critiche su Lutero e il luteranesimo vegetariano alla svedese. Interessanti le noti sulla Germania luterana di Otto von Bismark che perseguitava i cattolici e quella cattolica di Konrad Adenauer, che salvò la Germania. Al numero 168 e 169 si occupa di Spagna. Prima dell’Opus Dei del grande sacerdote Josemaria Escrivà de Balaguer, poi canonizzato, insegnava a vivere il Vangelo in modo radicale nell’Aragona degli eccessi anticlericali. Dalla passione religiosa si passa a quella politica ideologica e assassina di Dolores Ibarruri, nome di battaglia, La Pasionaria, il simbolo, non soltanto spagnolo ma mondiale della rivoluzionaria, comunista atea, premio Stalin per la pace, divenuta cittadina dell’Urss, odiatrice delle virtù borghesi e della famiglia tradizionale, divenne famosa la sua voce nella resistenza di Madrid contro l’avanzata franchista, la frase gridata alla radio: “No pasaran! Madrid sera la tumba del fascismo!”. Ebbene pare che questa donna, perfino lei, in punto di morte, lei sterminatrice di preti e di suore, l’atea granitica, la teorica della lotta a ogni Chiesa, è morta munita di tutti i sacramenti, cantando agonizzante dal suo letto, canzoncine di devozione popolare.
Di questo aneddoto non si è saputo prima perché il sacerdote suo confessore, padre Llanos, prete operaio comunista con un passato di falangista, ha deciso di nascondere tutto per non demoralizzare gli operai delle fabbriche. “Non voleva dare altre delusioni ai suoi superstiti comunisti, già disperati per il crollo del “Paese dei lavoratori”. Non voleva che fossero costretti a rinunciare anche ai loro ‘santi’, a cominciare dalla mitica Pasionaria”.
Ci sono altri aneddoti da conoscere. Napoleone e le Crociate. Partendo da un articolo di monsignor Luigi Negri (scomparso proprio oggi pomeriggio), grande storico, oltre ad essere un grande vescovo. Replicava a un prete che chiedeva perdono per le colpe, per i “massacri”, che sarebbero stati provocati dai crociati. Durarono due secoli, le guerre tra cristiani e saraceni, tra perdite sul campo e epidemie, i morti furono 50.000. Se paragoniamo tutto questo a Napoleone, in una sola campagna di guerra, quella in Russia, in soli sei mesi, ha provocato 400.000 morti del suo esercito. I russi hanno perso in battaglia 150.000, ma le perdite furono altissime tra i civili, decine di migliaia per il freddo e fame. Insomma, scrive Messori, “l’araldo della rivoluzione, colui che ‘portava i diritti dell’uomo sulla punta delle baionette”, in soli sei mesi ha provocato quasi un milione di morti.
Messori ricorda che i morti sulla via di Gerusalemme, furono per una guerra difensiva. “Nessuno pensò alla crociata fino a che l’Islam permise il pellegrinaggio ai luoghi sacri della cristianità”. Mentre la campagna russa di Napoleone fu un’aggressione, le crociate una difesa. Non lo si ripeterà abbastanza, le crociate, furono “un pellegrinaggio forzatamente armato”.
Mi piacerebbe trattare altri temi come la metropolitana di Mosca e le sue stazioni simili alle “cattedrali”, e tanto altro. Mi fermo.