Si accelera: il piano Mattei, fortemente voluto dalla premier Giorgia Meloni, ha ora due carte in più da giocare per passare dal terreno della teoria a quello dei fatti concreti. La prima è la presidenza italiana del G7, un ruolo che il governo italiano intende giocare fino in fondo piazzando il dossier “Africa” ai primi posti dell’agenda. E, in particolare, cercando di trovare uno spazio adeguato nell’ambito della Partnership for Global Infrastructure and Investment, il piano di infrastrutture elaborato dall’amministrazione di Joe Biden per contrastare la Via della Seta cinese. Washington concentrerà le risorse soprattutto nell’indo-pacifico, cuore dei suoi interessi nel nuovo secolo. Meloni vuole invece spingere i membri europei del G7 a guardare soprattutto al continente africano, anche per ridimensionare la penetrazione cinese e russa in Africa. La seconda carta, non meno importante, che l’Italia può giocare a favore del piano Mattei è, ancora una volta, quella che porta diritto alla Russia di zar Putin. A fine anno, infatti, scadrà l’accordo che consente al gas di Mosca di attraversare l’Ucraina e arrivare in Russia. Un’intesa che Kiev sicuramente non rinnoverà, facendo mancare un’ulteriore quota del 10% delle forniture targate Mosca. A questo punto diventeranno ancora più importanti gli accordi commerciali siglati sulle rotte africane, fra Egitto, Libia e Algeria, i tre Paesi che già a fine anno dovrebbero consentire all’Italia di affrancarsi completamente dal gas della Russia. Con un ulteriore elemento, non affatto secondario: il ritorno di prepotenza del Mediterraneo al centro dei traffici mondiali. Quel “mondo capovolto” che ha rivoluzionato il tradizionale asse Nord-Sud ed è già stato al centro del primo Festival Mediterraneo dell’Economia, Feuromed, che si è svolto nel 2023 e che tornerà a conquistare i riflettori nella seconda edizione della kermesse organizzata dal Quotidiano del Sud con il Parlamento e la Commissione Europea, il Comune e l’Università di Napoli Federico II, in programma nel capoluogo partenopeo fra il 18 e il 20 aprile prossimi.
Dopo quello con la Tunisia, la premier e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen hanno firmato domenica un nuovo accordo con l’Egitto che prevede investimenti complessivi per circa 7,4 miliardi di euro, soldi che saranno destinati ai sei pilastri del Piano: istruzione/formazione; sanità; acqua e igiene; agricoltura; energia; infrastrutture. L’Egitto, del resto, rappresenta un partner fondamentale per la gestione delle crisi regionali (conflitto israelo-palestinese, Libia) e la stabilizzazione geopolitica dell’area mediterranea. È inoltre un interlocutore di primaria importanza su migrazioni, energia e partenariato economico. A seguito delle scoperte di gas dell’Eni, l’Egitto è divenuto anche nazione esportatrice, sta aumentando le forniture di gas all’Italia e sostiene l’utilizzo comune delle risorse di gas nel Mediterraneo orientale, anche attraverso la sua partecipazione all’East Mediterranean Gas Forum, di cui è membro fondatore come l’Italia. Ma non basta. I paesi che saranno coinvolti nei progetti pilota del Piano Mattei sono nove: oltre Tunisia ed Egitto, ci sono Marocco, Algeria, Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya, Repubblica democratica del Congo e Mozambico. Nazioni dove sono già in pista non solo i colossi delle aziende che fanno capo allo Stato, dall’Eni all’Enel, ma anche capitali privati. L’Ance, l’associazione dei costruttori, partirà con studi di fattibilità in Tunisia, Costa d’Avorio e Kenya per realizzare grandi opere infrastrutturali. Del resto le imprese aderenti all’Associazione hanno circa 12 miliardi di commesse in corso (5 in Nord Africa e 7 in Africa Sub sahariana) che rappresentano circa il 12% delle commesse totali.
In movimento anche il mondo dell’agricoltura. Il progetto promosso da Coldiretti con BF, Filiera Italia e Cai (Consorzi Agrari d’Italia) prevede oltre 40mila ettari coltivati per la crescita dell’Africa con la creazione di posti di lavoro, la fornitura di beni e servizi, lo sviluppo delle agroenergie da fonte rinnovabile e la trasmissione di conoscenza e tecnologia per la produzione locale e lo sviluppo di nuove reti di vendita con i farmers market. Obiettivo: fornire un’alternativa concreta al fenomeno delle migrazioni, sviluppando le economie locali e potenziando la cooperazione.
Punta invece sulla formazione il piano di Confcommercio, con percorsi didattici in Italia, che consentano poi di trasferire la formazione in Africa dando opportunità di sviluppare una classe imprenditoriale locale ma anche risorse che possono entrare in Italia in modo regolare e soddisfare le richieste di tante attività commerciali. Nell’ambito delle iniziative, si inserisce anche il Mami (Mediterranean African Markets Initiative), realizzato in Africa e finanziato dal ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale e svolto dal Ciheam Bari con la collaborazione di Coldiretti, World Farmes Market e Campagna Amica. Il Mami, che prevede la creazione di una rete di mercati in Tunisia, Egitto, Kenya, Libano e Albania, ha visto una prima fase di formazione dei manager dei farmers market dei Paesi coinvolti nella sede del Ciheam.