Dalle pensioni al fisco, fino alla nuova fiammata dei prezzi e alle tensioni sui mercati finanziari. E’ una settimana decisiva per il governo Draghi. Ma un percorso tortuoso, pieno di insidie e di trappole, con i partiti che hanno improvvisamente fatto impennare l’indice di litigiosità, soprattutto dopo le ultime elezioni amministrative. Il risultato è il vecchio spettacolo del tradizionale assalto alla diligenza dei conti pubblici, con tutte le forze politiche impegnate a difendere i rispettivi orticelli. C’è da mettere mano alla riforma delle pensioni, con la lega che continua a fare le barricate sull’ormai “defunta” quota cento. C’è poi il gran cantiere del fisco: qui sono le forze centriste a chiedere una maggiore dote da parte del governo e la cancellazione tout court dell’Irap. Nel frattempo, i prezzi delle materie prime continuano a correre, facendo lievitare non solo le bollette ma anche l’inflazione.
Come se i problemi non fossero già sufficienti, è scoppiata anche la mina del Monte dei Paschi di Siena, con il naufragio delle trattative fra Unicredit e ministero dell’Economia. Sarà veramente difficile ottenere dall’Ue i tempi supplementari per arrivare ad una soluzione. Per ora Bruxelles ha chiuso entrambi gli occhi, contando sulla patente di autorevolezza e credibilità di super-Mario. Ma i nodi, ormai, stanno venendo al pettine. Del resto con una pandemia che non è stata ancora debellata del tutto e con un quadro internazionale che mostra chiari segni di nervosismo, è davvero difficile poter immaginare un governo che “tira a campare” in attesa che passi la bufera. Serve, al contrario, un esecutivo in grado di dare risposte immediate e concrete, che sappia ascoltare tutte le parti ma che poi decida. Nell’interesse della collettività. Strade alternative, oggi, non sono praticabili.