Punto e a capo. I mercati finanziari tornano a fare paura. Le Borse cruciano 309 miliardi di euro in una sola giornata e gettano nel panico operatori e risparmiatori. Milano lascia sul terreno quasi cinque punti, trascinata al ribasso dall’ennesimo scivolone dei titoli bancari: la peggiore performance dopo quella di Atene. Il crollo, per la verità, è stato globale, si è esteso a macchia d’olio da Wall Street al Giappone ed ha risparmiato solo la Borsa di Pechino, ma solo perché chiusa per le festività del Capodanno Cinese.

All’origine della débâcle le ombre, sempre più evidenti, di una nuova recessione globale, alimentata dalla brusca frenata della locomotiva americana e dal possibile cambio di rotta della politica monetaria della Fed, che aveva cominciato – sia pure timidamente – ad alzare i tassi di interesse e a rafforzare il dollaro. Ora, alla luce dei nuovi dati macroeconomici statunitensi, tutto torna in discussione. E, a pagare le conseguenze più alte, saranno proprio i Paesi europei, Italia in testa, che avevano puntato quasi tutte le carte sulla ripresa americana.

A soffiare sul fuoco è, ovviamente, la speculazione, tornata a colpire in grande stile nelle ultime settimane dopo essere rimasta per mesi alla finestra, resa più guardinga anche dalla politica interventista adottata dalla Bce. Ora, però, lo scenario è mutato di colpo. E perfino il presidente dell’Istituto di Francoforte, Mario Draghi, ha dovuto alzare le braccia e ammettere l’esistenza di “forze oscure” che complottano contro la ripresa europea e contro l’ennesimo flop delle politiche adottate per evitare lo spettro, sempre in agguato, della deflazione.

E’ improbabile, ovviamente, che le nuove turbolenze finanziarie possano causare in Italia quello che è avvenuto sul mercato cinese, dove a pagare le conseguenze più pesanti del crollo sono stati i piccoli risparmiatori, che si erano precipitati in massa sui mercati azionari sollecitati dal miraggio dei facili guadagni. Un copione diametralmente opposto a quello di Piazza Affari, che nel tempo ha perso molti punti nella classifica degli investimenti più proficui. Ma sarebbe un errore sottovalutare l’allarme.

Da questo punto di vista, infatti, l’indicatore più preoccupante del lunedì nero delle Borse è stato il ritorno dello “Spread”, una parola quasi caduta nel dimenticatoio negli ultimi mesi. Ieri il differenziale fra i Btp italiani e i Bund tedeschi è tornato a viaggiare sui 145 punti base, un livello che non raggiungeva dalla scorsa estate. Un brutto segnale per un Paese che, nelle prossime settimane, dovrà convincere l’Unione Europea a dare il suo via libera ad una manovra economica che si regge solo sulle cosiddette “clausole di flessibilità”. Senza gli sconti promessi da Bruxelles, infatti, Renzi dovrebbe di nuovo tornare a chiedere sacrifici agli italiani con una manovra correttiva. Uno scenario da incubo per un’economia che stenta a crescere e non ha trovato ancora la strada della ripresa.

Fonte: L’Arena

Di Antonio Troise

Giornalista professionista, blogger, editorialista, comunicatore e un passaggio obbligato dalla carta stampata al digitale.