Ci sono riflessioni che una volta che li leggi ti rimangono impresse nella memoria per molto tempo, forse per sempre. Nel numero 406 (novembre-dicembre 2020) della rivista di Alleanza Cattolica, Cristianità, l’editoriale del reggente nazionale Marco Invernizzi, dal titolo:“Sconfiggere mediocrità e indifferenza”, propone delle riflessioni che mi hanno particolarmente colpito. «Vi è una tentazione – scrive Invernizzi – che incombe soprattutto su chi da tanti anni sostanzialmente combatte la stessa battaglia, quella con cui il diavolo suggerisce che è tutto inutile, che si sta perdendo tempo. Si tratta dello scoraggiamento, che genera come conseguenza la mediocrità, quasi un escludersi dalla storia e dalla battaglia,rifugiandosi nel privato[…]».
Forse, è una tentazione che colpisce tutti, almeno chi per anni milita in formazioni, gruppi, associazioni, non tanto nei partiti (peraltro, di questi tempi, ci vuole poco per cadere nello scoraggiamento). A me è capitato più volte, come negli anni intensi (1990-2000) di animazione, di attività socio-culturali e politiche che ho trascorso nel messinese. Ma la tentazione a rifugiarmi nel privato capita anche ora che sto svolgendo un altro tipo di animazione, come la collaborazione da diversi anni, con giornali online e con la cura del mio blog.
La tentazione a lasciar perdere si ripresenta quasi sempre quando pubblico qualche intervento, una recensione di un libro appena letto. Peraltro, si rafforza quando un familiare cerca di dissuaderti dal tuo impegno. Perchè sprecare tutto questo tempo nella lettura, nello studio di pagine e pagine di libri, di riviste e poi ancora a scrivere per ore con il pc sempre attivo. Quanta fatica, che cosa vuoi risolvere, per caso pensi di cambiare il mondo? Eppure in suo libro la Paola Mastrocola è convinta che è lo studio a trasformare il mondo.
Eppure la storia si ripete, anche i nostri antenati hanno dovuto combattere con le stesse tentazioni nostre. Nell’editoriale Invernizzi, a questo proposito ricorda i combattenti controrivoluzionari, i Vandeani, gli Insorgenti, i Cristeros, «sono stati tutti sconfitti, ma hanno salvato le loro vite per l’eternità nella misura in cui hanno combattuto per la gloria di Dio e per l’amore verso i loro popoli oppressi da un’ideologia che li avrebbe dominati per decenni».
Certo non ho la pretesa di paragonarmi a quei combattenti che hanno dato la vita, per la buona battaglia, probabilmente a me non è richiesto tanto sacrificio, a maggior ragione occorre continuare a lottare per la buona causa anche con la tastiera di un computer.
Bisogna lottare, perché esistono diversi spazi di libertà, nonostante la dittatura del relativismo ol’intolleranza del partito del politicamente corretto, dove si possono combattere battaglie di civiltà. Penso al diritto di Ungheria e Polonia che si battono in difesa della vita e che si oppongono al ricatto dell’Unione Europea, che sta facendo di tutto per “condizionare” la concessione del pacchetto finanziario (Next Generation Eu) con l’accettazione di quei “nuovi diritti” (aborto, unioni omosessuali).
Anche in Italia abbiamo ancora spazio per combattere e impedire l’approvazione della cosiddetta “legge sulla omotransfobia”. Sono battaglie nobili per difendere libertà residuali ancora presenti nei nostri ordinamenti giuridici. C’è ancora tanto da fare, non bisogna scoraggiarsi, pensiamo quanto tempo, quanti secoli sono stati necessari per costruire la Civiltà cristiana, la Cristianità occidentale, oggi, per quello che rimane, sotto attacco dei nuovi movimenti antioccidentali della“cancel culture” come gli antifa o quello marxista Black Lives Matter.
«Quanti uomini, quante generazioni sono stati necessari per portare la fede cristiana dentro il cuore dei popoli europei?». Quanti monaci, quanti predicatori, quanti re, quante famiglie, hanno trasmesso la fede ininterrottamente. Come sono riusciti a perseverare? «Anche loro hanno avranno subito le nostre stesse tentazioni, avranno patito lo scoraggiamento davanti ai fallimenti, ai tradimenti e ai loro stessi peccati e alle loro omissioni». Eppure hanno insistito, costruendo prima piccoli ambienti di fede, che poi sono diventati villaggi, città, nazioni cristiani.
Chiediamoci: che cosa ha permesso loro di superare lo scoraggiamento e gli scandali anche dentro la Chiesa? Invernizzi ha trovato la risposta nelle parole pronunciate dal Santo Padre Francesco, in un’omelia del 29 novembre scorso: «C’è un sonno pericoloso: il sonno della mediocrità. Viene quando dimentichiamo il primo amore e andiamo avanti per inerzia, badando solo al quieto vivere. Ma senza slanci d’amore per Dio, senza attendere la sua novità, si diventa mediocri, tiepidi, mondani. E questo corrode la fede, perché la fede è il contrario della mediocrità: è desiderio ardente di Dio, è è audacia continua a convertirsi, è coraggio di amare, è andare sempre avanti […]».
Il Papa poi suggerisce la vigilanza della preghiera per superare la mediocrità, la vita orizzontale. Oggi c’è bisogno di cristiani che accendano una luce nella notte, a tenere acceso il fuoco, anche se una piccola fiamma, siamo chiamati a creare delle microcristianità, di cui anni fa parlava il card. Giacomo Biffi.
Papa Francesco poi accennava ad un altro secondo sonno interiore: il sonno dell’indifferenza. «Chi è indifferente vede tutto uguale, come di notte, e non s’interessa di chi gli sta vicino. Quando orbitiamo solo attorno a noi stessi e ai nostri bisogni, indifferenti a quelli degli altri, la notte scende nel cuore […]». Il rimedio per vincere tutto questo è quello di “rientrare in se stessi”, per cercare il senso della vita e la direzione da prendere.
Durante la beatificazione di Maria Cristina di Savoia, Regina delle due Sicilie, il cardinale Angelo Amato, interrogandosi sull’attualità del messaggio della giovane Regina, uno di questi messaggi è quello che i santi come Maria Cristina: «risvegliano il mondo, facendolo uscire dal torpore della mediocrità e del male per aprirlo al dinamismo del bene».