Complice un libro e, soprattutto, una serie tv su Netflix, il gioco degli scacchi vive un momento di popolarità eccezionale. La regina degli scacchi, l’ottima serie sulla nota piattaforma di streaming, ha avuto un successo planetario, tanto da totalizzare oltre 60 milioni di spettatori; il successo della serie, a sua volta, ha destato la curiosità per questo gioco tanto complesso quanto affascinante.
Google ha visto l’esplosione di ricerche su come giocare a scacchi, la richiesta delle scacchiere su siti come Ebay sono impazzite, mentre un sito come chess.com ha dovuto far fronte a un aumento smisurato dei giocatori, fino a 5 volte tanto rispetto a prima.
Gli scacchi sono un gioco di intelligenza, strategia, astuzia e tattica. E non solo è divertente, ma nasconde anche numerosi benefici sulla salute e sull’attività cerebrale, così come l’enigmistica, i giochi da tavolo e persino il poker sportivo, che può avere diversi effetti benefici.
Intanto, gli scacchi vengono spesso legati al QI: non solo i più famosi e importanti giocatori di scacchi hanno quozienti intellettivi elevatissimi (Gasparov, dicono, 190, Bobby Fisher 180), ma giocare a scacchi può contribuire a sviluppare l’intelligenza anche dopo pochi mesi di pratica.
Gli scacchi hanno infatti la capacità di coinvolgere entrambi gli emisferi del cervello, il destro e il sinistro: la neuropsicologia ha evidenziato che, oltre ai processi logici e all’uso dell’astrazione per volgere a proprio favore la partita, per vincere è necessario anche l’emisfero destro, specializzato nella memoria visuale e spaziale, nell’orientamento e nella visione d’insieme.
Gli scacchi si sono inoltre rivelati utili a combattere la comparsa della demenza. Secondo uno studio comparso sul New Journal of Medicine, la pratica del gioco degli scacchi da parte di anziani oltre i 75 anni aiuta a prevenire la demenza. Questo perché gli scacchi, che richiedono l’uso delle proprie abilità cognitive, combatte l’atrofizzazione del cervello.
Il gioco degli scacchi dà una spinta anche alla creatività. Già negli anni ‘80 gli studi del dottor Robert Ferguson sugli studenti di Bradford ha evidenziato che chi giocava a scacchi otteneva risultati migliori nei test sulla creatività.
Lo stesso vale per la memoria, che può trarre benefici dalla pratica degli scacchi. È noto che i più grandi maestri di questo gioco hanno goduto di una memoria prodigiosa: Emanuel Lasker poteva giocare addirittura cinque partite contemporaneamente, mentre Alexander Alekhine, il famoso giocatore di scacchi russo che giocava anche bendato per mostrare le doti della sua incredibile memoria, nel 1925 giocò su 28 scacchiere allo stesso tempo. Partite vinte? 22.
Uno studio condotto a New Brunswick nel biennio 1990-1992 ha dimostrato l’impatto del gioco degli scacchi sulle capacità di problem solving. Lo studio ha diviso gli studenti in tre gruppi: nel primo gruppo, gli studenti si applicavano a studiare matematica. Il secondo gruppo, alla matematica affiancava gli scacchi. Il terzo gruppo, infine, studiava matematica, a cui, nell’ultimo biennio di studi, veniva unita la pratica degli scacchi. Il risultati? Il secondo gruppo eccelleva rispetto agli altri due nella risoluzione dei problemi.
Non è un caso, dunque, se gli scacchi, oltre al gioco dei Re, viene considerato il re dei giochi. Oltre a essere avvincente a tutte le età, è un gioco creativo e strategico, in cui dosare con sapienza pensiero laterale, concentrazione, tattica e gestione dello stress. Ecco perché il Coni l’ha annoverata tra le discipline sportive, ecco perché si parla persino di Olimpiadi.
Se una persona volesse dunque cimentarsi in questo gioco così complesso e affascinante? La soluzione sta nel web, dove possiamo trovare giochi di ogni tipo, anche i più bizzarri.
Chi vuole provare, può cominciare utilizzando una delle tante app o visitare uno dei siti dedicati: Chess.com, per esempio, è uno dei siti di riferimento degli appassionati, Lichess ha una sezione dedicata ai principianti, ChessBookStudy permette di caricare un libro a tema scacchi e giocare e leggere nello stesso tempo.
Dunque, gli scacchi fanno bene alla mente, all’intelligenza e contribuiscono persino ad allontanare lo spettro di malattie gravi come la demenza e l’Alzheimer. Ecco perché non è affatto una cattiva idea provare a emulare Beth, la regina degli scacchi.