Attaccato un gregge in zona Ruviano (CE)
Non solo cinghiali, che spesso si spingono fino all’attraversamento dei centri abitati in aree non periferiche. La rigidità delle temperature degli ultimi giorni spinge fuori dai territori abituali anche esemplari di fauna selvatica, tra i quali i lupi che attaccano le prede atterrandole con zannate ai quarti posteriori o ai fianchi, per poi ucciderle con un morso alla gola. E’ accaduto, stando alle segnalazioni pervenute dalla Confederazione italiana agricoltori (CIA), in un’area montana del casertano. “In una azienda ovicaprina aderente alla nostra associazione – afferma Mena Sparano, presidente CIA Caserta – c’è stato un attacco di lupi a un gregge nella zona tra Ruviano-Castel Campagnano-Alvignano. Per fortuna il titolare è riuscito a mettersi al riparo tempestivamente”.
Episodi del genere non sono infrequenti al margine di zone boschive alpestri. Tracce della presenza del lupo in Campania si registrano in particolare sui monti del Matese, sui Picentini e sul monte Partenio. Ma non è raro il caso che le aggressioni vengano da animali ibridi, vale a dire nati da incroci tra lupi e cani, o anche da cani rinselvatichiti. “E’ comunque necessario – dichiara Raffaele Amore, presidente regionale CIA – studiare attentamente il fenomeno allo scopo di adottare le misure più idonee, considerando che il lupo è specie protetta”.
In passato sì è ipotizzato la necessità di una identificazione degli esemplari per distinguere, attraverso analisi del Dna, i lupi dagli altri esemplari, per intervenire con una campagna di sterilizzazione di questi ultimi. Il distinguo non è sono tecnico e non obbedisce solo a intenti animalistici. Nei casi accertati di attacco al patrimonio zootecnico (ovini, caprini, bovini ed equidi9, è previsto infatti un risarcimento del danno subito da parte della Regione.
L’attenzione della CIA si sofferma tuttavia su una serie di proposte che affrontano il problema a più vasto raggio, che si ispirano al superamento della mera protezione della fauna selvatica per approdare invece a una filosofia di “gestione” di tutti gli aspetti connessi. A cominciare dalla riforma dell’impianto normativo di settore incentrato sulla legge n. 157 del 1992, che dichiara la fauna selvatica lo stato di patrimonio indisponibile dello Stato, tutelato nell’interesse della comunità e consente l’esercizio dell’attività venatoria purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica e arrechi danno effettivo alle produzioni agricole. “Occorre dare rapida attuazione – spiega Amore – alle novità normative introdotte dalla legge 29 dicembre 2022, la numero 197, a partire dal “Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica. E introdurre un’azione di monitoraggio e censimento della popolazione selvatica, grandi carnivori inclusi,attraverso dai tangibili e validati”. A tale proposito non è da escludere l’opportunità di considerare una estensione dell’azione di controllo e recupero dei dati mediante sistemi di rilevamento che integrino l’indagine al suolo con rilevamenti da drone e da satellite, così come è previsto per innovativi progetti che uniscono le infrastrutture di terra alla osservazione di velivoli a pilotaggio remoto per la tutela del patrimonio boschivo ad ampio raggio. “Andrebbe valutata – conclude il presidente Amore –la possibilità di acquisire dati attraverso l’utilizzo di sensori aviotrasportati elaborati con il supporto di avanzate soluzioni digitali. In Campania esistono le competenze accademiche, dei centri di ricerca e realtà industriali innovative per farlo”.