Sala piena come sempre, quando organizza Srm. E uditorio attento, perché di grande interesse le analisi e i dati proposti. A Palazzo Piacentini di Napoli si presenta il sesto Rapporto che Studi e Ricerche per il Mezzogiorno dedica all’Economia marittima. “Il Mediterraneo –commenta il direttore del Centro studi Massimo Deandreis- sta ritrovando la sua centralità nell’economia marittima e l’Italia ha ora una grande opportunità: quella di trasformare il suo posizionamento geo-economico in un vero vantaggio competitivo, anche per attrarre nuovi investitori. Ma occorre puntare con decisione sul binomio logistica-portualità, investendo in infrastrutture materiali, intermodalità e tecnologie. Il Mezzogiorno- aggiunge – in questo scenario ha una grande opportunità di sviluppo in cui si inseriscono le ZES, strumento che va ora reso operativo senza indugi e con convinzione”.
Si discute di prospettive di mercato e di scenari globali che vedono il Mezzogiorno proiettato nel futuro, quasi fosse già possibile considerarlo macro area rivolto ai mercati più promettenti del mondo, quelli in cui la Cina costituisce un driver, non solo delle produzioni labour intensive, ma sempre più anche nell’innovazione. Le previsioni per il commercio marittimo sono positive, con un tasso di crescita media annua del 3,8% tra il 2019 e il 2023 (tra il 2005 e il 2017 è aumentato ad un tasso medio del 3,5%). L’Asia domina l’attività di movimentazione di container, rappresentando quasi i due terzi del totale globale. Circa 240 milioni di container sono stati registrati in Cina. La Belt& Road Initiativeaumenterà il PIL mondiale entro il 2040 di 7,1 trilioni di dollari l’anno, pari a una crescita del 4,2% annuo. E tutto questo mentre il Canale di Suez mette a segno un ultimo anno record: oltre 18 mila navi e 983,4 milioni di tonnellate di merci transitate.
E l’Italia?Nel nostro Paese cresce la componente internazionale del nostro trasporto marittimo. Il mare assorbe il 37% dell’interscambio italiano. Ma da noi è ancora basso l’utilizzo dell’intermodale, come risulta da un panel di imprese intervistate da Srm: l’81% fa ricorso al mezzo gommato per raggiungere i porti. E tuttavia l’istituto stima che se il nostro Paese effettuasse investimenti portuali tali da comportare un aumento della capacità e di attrazione del traffico dei nostri porti del 10%, ciò genererebbe un impatto sul valore aggiunto prodotto dalla filiera marittima pari a ulteriori 3,2 miliardi di euro.
SUD PIATTAFORMA LOGISTICA
E’ da rimarcare che tutti i dati di traffico mostrano una presenza di rilievo del Mezzogiorno nel nostro commercio marittimo, con percentuali di peso sul totale nazionale che si attestano intorno al 45%. E’ per questo che le ZES devono decollare al più presto per ispessire il tessuto produttivo ed attrarre investimenti industriali. “L’economia marittima – affermaFrancesco Guido, direttore regionale Sud di Intesa Sanpaolo – è un asset fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno in quanto consente di fornire prospettiva alla sua connotazione geografica di piattaforma logistica nel Mediterraneo, area in cui si concentra il 20% dei traffici mondiali via nave. E’ però fondamentale che ci sia un coerente impegno non soltanto negli adeguamenti infrastrutturali per migliorarne la competitività ma anche e soprattutto nel cogliere le opportunità straordinarie presenti nelle ZES. Troppo spesso – continua il direttore – se ne sottolineano gli ambiti di perfettibilità e non le potenzialità”. Intesa Sanpaolo è impegnata ad accompagnare lo sviluppo delle ZES con un plafond di 1,5 miliardi così come nell’opera di attrazione di investimenti italiani ed esteri. “Ma allo stesso tempo è necessario – conclude Guido – che si intensifichi la proiezione dei nostri imprenditori verso l’internazionalizzazione, che è allo stesso tempo necessità e opportunità di profitto e di sviluppo per l’intero Mezzogiorno”.
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