Davide Sassoli era il volto buono e serio della Politica, quella con la P maiuscola, in grado di affrontare i problemi, anche i più ostici e complessi, in maniera pacata, ascoltando tutte le posizioni, con il sorriso pronto di chi ha dentro di sé una vita piena di ideali e passioni. Anche per questo sono stati tanti, tantissimi, in tutto il mondo, che ieri hanno voluto dare l’addio al presidente dell’Europarlamento, ucciso da un male contro il quale combatteva da anni. Un mare di solidarietà che ha sommerso i social e le prime pagine di siti e giornali. Per una giornata tutti i leader italiani hanno smesso di litigare, deposto le armi della polemica agguerrita, per dare l’ultimo saluto al giornalista con la passione della politica che guarda lontano, agli interessi generali e che riesce a farsi rispettare anche da chi la pensa in maniera diversa.
La sua stella polare è sempre stata a Bruxelles, convinto fino in fondo che l’Unione Europea non fosse affatto un “incidente di percorso della storia”, ma che i principi fondatori del Vecchio Continente erano non solo da difendere ma da far avanzare con coraggio a tutti i livelli della popolazione. Ideali che non ha mai smesso di coltivare, anche nei periodi più difficili dell’Unione, fra le tentazioni della Brexit e le spinte sovraniste che spuntavano come funghi nei diversi Paesi. E invece, Sassoli, giornalista di razza abituato a fiutare il vento della storia, non ha mai ceduto alle facili tentazioni di cavalcare l’onda del consenso. Ha sempre rispettato la coerenza dei suoi ideali europeisti, con lo stile sobrio di chi è abituato a fare cronaca separando i fatti dalle opinioni.
Uno stile “politicamente corretto” che ha prevalso sulle polemiche più effimere e gli ha portato in dote quel plauso collettivo da parte di tutte le istituzioni, dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella al premier Mario Draghi. Fino ad arrivare all’inconsueto coro bipartisan di cordoglio dei leader politici, dalla Meloni a Letta, da Salvini a Berlusconi, un coro che nei Palazzi romani non è per niente scontato.
La verità è che la lezione di Sassoli arriva in un momento estremamente difficile per la politica italiana (e non solo), alle prese con una forte crisi di identità, il sintomo più evidente dello smarrimento dei grandi ideali e dell’appassionata difesa degli interessi collettivi. Le cose che, in fondo, Davide riusciva ad esprimere con il suo sorriso e che costituivano gli elementi fondamentali della sua fede europeista. Una ragione in più per custodire e difendere la sua eredità.