Salvo una intemerata a “Che tempo che fa” – dove peraltro si è imposto come primo battutista e assoluto mattatore – del presidente campano Vincenzo De Luca, l’episodio del “fuori onda” in cui il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il governatore della Lombardia Attilio Fontana sbottano perché nel PNRR “troppi soldi sono destinati al Sud”, non sembra averprovocato una sollevazione, qui a Mezzogiorno, nemmeno di striscio. Né in seno al popolo, né nella folta rappresentanza meridionale che affolla le istituzioni di ogni ordine e grado: dai consigli di quartiere, su su per li rami, fino a Parlamento europeo.
Se non andiamo errati, l’ultima volta che i governatori del Sud hanno mostrato un flebile accenno di iniziativa condivisa risale al 2018, quando assunsero la “temeraria” responsabilità di porre la firma sotto una lettera indirizzata all’allora premier Giuseppe Conte, per affermare il disappunto sull’ipotesi che le risorse del Next Generation fossero attribuite in base al numero di abitanti.
Una lettera…
Dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio, dice il vecchio adagio. I peggiori avversari di un terzo del Paese e di venti milioni di abitanti, non albergano nell’altra parte dell’Italia, ma dal Garigliano in giù. Sono le teste dei meridionali. Assuefatti da tempo a essere apostrofati come vittimisti e piagnoni, scambiamo puntualmente l’affermazione di un principio di equità territoriale per una pretesa senza fondamento, per un esempio di sudditanza psicologica, un segno di mancanza di dignità.
Gli altri. La restante parte del Paese, e in particolar modo quella che va dalla riva sinistra del Po alle Alpi, invece, non si fa scrupolo a imbastire alleanze che vanno oltre i confini regionali e al di là delle barriere partitiche e ideologiche. Sala e Fontana, infatti, sono esponenti di schieramenti politicamente opposti, ma omogenei e alleati quando di tratta di stringere sugli “schei”. Senza pietà. La difesa degli interessi dei propri elettori e territori, che ritengono sacrosantaquando è in gioco il destino di uomini e imprese di casa, diviene uno sbaglio se a cavalcare un’onda simile sono i terroni. E fin qui, c’è una logica. Contorta quanto si vuole, ma c’è.
Il problema sorge quando quaggiù qualcuno osa – come ha fatto, rispondendo a Fabio Fazio il 13 febbraio scorso – che l’Europa ha destinato 209 miliardi del Recovery Fund (parte a fondo perduto e parte in prestiti) a condizione che il nostro Paese raggiunga tre obiettivi: 1) il riequilibrio territoriale; 2)il riequilibrio sociale; 3) il riequilibrio di genere.
E scusate se si tratta di tre obiettivi che non si ottengono senza gli ineludibili investimenti per ridurre il divario interno che è una questione nazionale.
Ognuno dei venti milioni di meridionali dovrebbe avere il coraggio e la determinazione di rammentarlo. Quale che sia il suo ruolo. E soprattutto se è stato scelto per rappresentare la sua terra.