di SIMONA D’ALBORA
l piccolo Vincenzo, il ragazzino seviziato da alcuni bulli con un compressore a Pianura lo scorso ottobre, dovrà ancora aspettare per avere giustizia. I giudici, riuniti in camera di consiglio, hanno deciso di assegnare il processo a un altro collegio del Tribunale specializzato in materie delicate quali i reati che coinvolgono i minori e quelli a sfondo sessuale.
L’udienza è stata aggiornata a giovedì prossimo. In quella sede ci sarà anche probabilmente la costituzione delle parti civili; attese quelle della famiglia della vittima e quella del Comune di Napoli.
Ma a preoccupare la famiglia e gli amici di Vincenzo, oltre allo stato di salute, infatti dovrà essere sottoposto a un nuovo intervento chirurgico delicatissimo per la ricostruzione del colon, anche il morale del ragazzo che non è più lo stesso.
Vincenzo, infatti, si è chiuso in se stesso, non vuole andare a scuola o uscire, spiegano i genitori all’uscita dell’aula del tribunale, e si dicono molto preoccupati.
A questo punto si spera che i familiari dei bulli capiscano che non si è trattato di uno scherzo come hanno ripetuto per giorni. La vita di un ragazzino, che ha appena compiuto 15 anni è stata completamente stravolta da un atto che oltre a procurare seri danni fisici sta condizionando l’esistenza di Vincenzo e della famiglia stessa.
Ha assistito alla prima udienza del processo nei confronti dei suoi aguzzini in silenzio e con lo sguardo triste. Vincenzo, il ragazzino napoletano seviziato da alcuni bulli con un compressore lo scorso ottobre a Pianura, ha riportato danni morali forse anche più gravi di quelli fisici. Dopo una breve camera di consiglio infatti i giudici hanno stabilito che il processo dovrà essere assegnato a un altro collegio del Tribunale, «specializzato» in reati a sfondo sessuale. Da quel terribile giorno la vita del ragazzo, che da poco ha compito quindici anni, non è più quella allegra e spensierata di un quindicenne. Dovrà subire un altro delicato intervento chirurgico per la ricostruzione del colon, lacerato dal ripugnante atto di teppismo che i familiari degli indagati, nel tentativo di ridimensionarne la gravità, definirono uno scherzo da ragazzi finito male. All’uscita dell’aula i genitori spiegato che il quindicenne sta vivendo un momento assai difficile: non vuole più andare a scuola, si vergogna, non riesce più a stare in compagnia degli amici. Un incubo che – dicono i parenti – si spera possa finire quando avrà superato i problemi fisici che si presentano persino meno gravi di quelli morali.