Nel 2026 mancheranno 100.000 medici, 60 mila infermieri e 30 mila fisioterapisti sia nel pubblico che nel privato. I dati li diffonde l’Associazione Medici Stranieri in Italia (Amsi) ed il Movimento internazionale “Uniti per Unire”, dopo un attenta e ed accurata indagine nel settore presentata in apertura del Congresso Amsi svoltosi sabato a Roma. Per la Calabria è stimato un buco di 3mila medici.
Inoltre mancheranno sempre entro il 2026 60.000 infermieri e 30.000 fisioterapisti. «Per quanto riguarda la grande mole di richieste pervenute all’Amsi da parte di strutture sanitarie pubbliche e private (cliniche, studi medici, poliambulatori, centri di fisioterapia per analisi, località turistiche, guardia medica e per assistenza scolastica e sportiva) di offerte di lavoro per medici stranieri che ha avuto un incremento del 40% nei primi mesi del 2019 dopo la campagna mediatica nazionale da parte della nostra associazione. Dal 1 gennaio 2018 sono stati, infatti, richiesti all’Amsi 8000 professionisti della sanità: in particolare, 4400 medici, 2800 infermieri e 800 fisioterapisti. Un centinaio soltanto in Calabria.
Le emergenze già scoppiate
Vibo Valentia, Pediatria. La denuncia della dottoressa Michelina Miceli: «Assisto da tempo la dottoressa Miceli nella gravissima situazione che si è venuta a creare a causa della severa carenza di personale medico di reparto. La mia assistita non può fruire delle ferie maturate nel corso degli anni di servizio (circa 160 giorni), per assoluta insufficienza del personale medico operante nell’Unità operativa. – ha asserito il suo avvocato , Emilio Stagliano – Riconosco le difficoltà estese della sanità calabrese e per questo motivo non riesco a comprendere l’atteggiamento di chi, detenendo un potere amministrativo all’interno dell’Ente, non dimostri abnegazione nella risoluzione di criticità che rischiano di affossare quel sacrosanto diritto alla salute dei cittadini”.
Anestesia e rianimazione, diretto dal dottor Peppino Oppedisano: ben tre medici, due in servizio presso l’Ospedale di Vibo a Vibo e a Tropea lasceranno il lavoro a settembre. In un documento riservato il primario dei reparti lancia l’allarme: «In condizioni straordinarie come quelle dell’Asp di Vibo Valentia, con grave carenza di medici anestesisti rianimatori, è necessario provare ad esplorare opportunità migliori di quelle che comportano miopi risparmi economici e conseguente diretta inefficienza e antieconomicità dell’organizzazione dell’Azienda. Esiste poi il diritto di chi lascia e il diritto di chi resta. Chi resta, “condannato” responsabilmente a fare “il giusto”, ha bisogno della solidarietà di tutta l’Azienda, perché nella situazione in cui si troverà, avrà un’attività ancora più usurante ed esposta a imperfezioni. Esistono, sopra di tutti, i cittadini, che hanno diritto a vedere invariati, se non migliorati, i servizi sanitari a loro dovuti». Secondo Oppedisano, infine, «è concreto immaginare realistici scenari, con reparti chiusi o ospedali ridimensionati».
Basilicata, caccia ai medici. Anche negli ospedali Lucani c’è carenza di medici. Al San Carlo di Potenza i reparti più sguarniti sono neonatologia e pediatria. Nella struttura sanitaria più grande della Regione, ci sono appena cinque neonatology, solo in tre però c’è una copertura di turni di 24 ore. Il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Massimo Barresi lancia l’allarme. A vuoto tutti i tentativi fatti per risolvere la questione. A tutte le ASL italiane, attraverso gli assessorati regionali alla sanità, era stato chiesto di conoscere le graduatorie valide per pediatri neonatologi. Nessuno si è degnato di rispondere, a parte la ASL di Pescara e successivamente quella di Avellino. La direzione sanitaria del San Carlo ha continuato ad attivarsi. Ma i medici interpellati hanno rifiutato il posto a Potenza. Solo l’azienda universitaria Federico II di Napoli ha dato la propria disponibilità chiedendo però per gli specialisti, oltre al rimborso delle spese di viaggio, anche 120 euro all’ora lordi, giusto il doppio delle tariffe ora in vigore.