di Giuseppe Pedersoli
Reddito di cittadinanza al Sud, autonomia differenziata al Nord. In attesa della flattax per tutti. E’ questo lo scenario in cui volge al termine il primo anno di governo della coalizione giallo-verde.
Un esecutivo che è nato bifronte ed è diventato con l’andare del tempo schizofrenico. Spaccato come una mela in due anime che sono anche espressione di due aree geografiche, come si mise in evidenza all’indomani del voto del 4 marzo 2018. Al Nord la Lega, al Sud i 5Stelle, la tentata composizione degli interessi non è veramente mai riuscita. I due insiemi hanno trovato intersezione soltanto episodicamente e a singhiozzo.
Il reddito di cittadinanza è stato concepito come correttivo immediato delle forti sperequazioni di reddito subite dalle famiglie del Mezzogiornocome misura di sostegno alla disoccupazione e alla povertà. Che però, se non accompagnata da nessuna azione economica strutturale volta a combattere stabilmente e nel medio-lungo periodo la disoccupazione e la povertà dell’area interessata, rischia di alimentare il già corposo capitolo della spesa improduttiva, gli sprechi tanto stigmatizzati negli lunghi anni – ormai quasi trenta – successivi alla soppressione dell’intervento straordinario e all’abolizione della Cassa del Mezzogiorno. Un sostengo contro l’indigenza tanto diffusa, su cui però i 5 Stelle si sono arenati.
TAMPONARE IL MALESSERE
Naturalmente non c’è nulla di sbagliato, in linea di principio, nel cercare di tamponare il disagio e contenere il malessere diffuso di un’area grande come un terzo del Paese con misure ad effetto immediato. Ma è bene esserne consapevoli: si è trattato di un provvedimento congiunturale, che sin d’ora sappiamo non essere in alcun modo sostitutivo di una politica strutturale. Con nessuna influenza sui fondamentali del tessuto economico e produttivo di un territorio che registra un gap antico e radicato, il divario interno più significativo in Europa.
Senza misure economiche stabili e strutturali per lo sviluppo, gli unici a beneficiare del reddito di cittadinanza rischiano di essere le imprese del Centro-Nord, e cioè la struttura industriale che produce gran parte di quello grande o piccolo incremento di consumo che si deve al Reddito di cittadinanza.
Ben altri sarebbero i bersagli da cogliere. E i ministri 5 Stelle avrebbero tutto da guadagnare se si impegnassero seriamente in questa direzione. Non solo perché detengono deleghe fondamentali (Sviluppo economico, Lavoro e politiche sociali, Mezzogiorno), ma in primo luogo perché ciò permetterebbe loro di non restare schiacciati nel ruolo scomodo di “erogatori di sussidi” o, peggio, di “fautori di misure di carattere assistenziale”, mentre la Lega si intesta il merito di trattare con i sindacati le politiche “serie”, a cominciare dalla flattax.
SPALLATA AL CONTESTO
I 5 Stelle avrebbero viceversa tutto da guadagnare se portassero rapidamente una spallata al contesto non incoraggiante della dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno. Se, in parole esplicite, prendessero l’incarico di portare a compimento il Masterplan per il Sud che i governi Renzi-Gentiloni riuscirono sostanzialmente solo ad annunciare. Incluse le Zone economiche speciali, di cui tanto si parlò, ma di cui non si sente più parlare.
E’ su questo che il Movimento 5 Stelle dovrebbe avere il coraggio di misurarsi, dal momento che è il partito con maggiore radicamento nel Mezzogiorno. Ne avrebbe tutto da guadagnare se nell’immaginario sociale diventasse il movimento paladino dello sviluppo e di innovazione anziché di nuova assistenza e precarietà. Tanto più che non potranno respingere l’assalto della Lega sulla autonomia differenziata continuando semplicemente a rinviarlo alle calende greche. Un’idea di Paese la Lega mostra di averla.Piaccia o non piaccia, è una idea a trazione nordista. Ad essa i 5 Stelle dovrebbero avere la forza di opporre una “idea di Sud”e non un freddo elenco aritmetico di provvidenze di una ennesima cabina di regia. Anche se l’elenco riguardastanziamenti importanti, per il Sud che ha nelle infrastrutture uno dei suoi principali nervi scoperti, non basta a corroborare la narrazione che appare indispensabile. Ci vuole invece qualcosa di simile al“Piano Marshall” o a un Masterplan: un progetto importante da mettere in cantiere supportato da una visione del ruolo del Sud nel mondo di oggi e di domani.Un’idea forte per il Mezzogiorno, dice Galli Della Loggia (sul Corriere della Sera del 16 luglio), i grillini non ce l’hanno. E se invece ce l’hanno, è tempo di metterla in campo.