È il 18 settembre 1938, Mussolini dal grande palco allestito in piazza dell’ Unità a Trieste annuncia il varo delle leggi razziali. Conseguenza : scioperi sindacali del 1943.
E’ il tema del secondo appuntamento del Progetto “1943-2015: la memoria non va in vacanza” un’ iniziativa promossa da docenti, studenti e giornalisti in collaborazione con Unis@und, web radio dell’Università di Salerno, Riferimenti-Gerbera Gialla, associazione antimafia presieduta da Adriana Musella, e l’Università di Salerno. L’idea del progetto nasce con lo scopo di spiegare ai giovani la cittadinanza attiva come cultura dell’impegno, individuale e collettiva, e di introdurli agli strumenti di lettura e analisi dei fenomeni sociali. Rivolto prevalentemente agli universitari e agli studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado (ma possono prendervi parte tutti gli interessati), il progetto si articola in un calendario di otto incontri con i protagonisti della scena storica, sociale e culturale, che affronteranno con i ragazzi il tema della stragi nazifasciste, del terrorismo e della mafia.
Il secondo incontro è in programma presso il Centro Sociale di Mercato San Severino (Salerno) martedì 10 febbraio dalle ore 10.30. A moderare il talk show Beatrice Benocci, giornalista e docente universitaria.
Sono previsti gli interventi di Francesco Soverina, storico e scrittore, Alfonso Conte, docente Università degli Studi di Salerno, Sandro Temin, membro Comunità Ebraica di Napoli, e in collegamento Skype, Anna Skall, figlia di Heinz Skall, che dopo il varo delle leggi razziali, finisce nel campo d’internamento di Campagna (Salerno) e poi a Sala Consilina dove intreccia una storia d’amore con una giovane insegnante, Rita Cairone, che sposerà dopo la guerra. Heinz resterà il depositario delle lettere che i suoi gli avevano scritto negli ultimi anni di vita e che testimoniano la ferocia con cui il nazismo infierì su milioni di esseri umani, di null’altro colpevoli che di essere ebrei.
A partire da quel famoso 18 settembre, gli ebrei italiani non potevano più lavorare nelle amministrazioni pubbliche, insegnare o studiare nelle scuole e università italiane, far parte dell’esercito, gestire alcune attività economiche e commerciali che il fascismo giudicava “strategiche” per la nazione. Di anno in anno le misure contro gli ebrei diventarono sempre più dure, fino al 1943, quando l’occupazione tedesca dell’Italia del centro-nord diventò una tragedia anche per gli ebrei italiani, molti dei quali finirono nei campi di concentramento e di sterminio, compreso quello italiano della Risiera di San Sabba. Ma il 1943 è anche l’anno della ribellione operaia all’occupazione nazista. Nella primavera di quell’anno il grande sciopero operaio nell’area industriale torinese, e soprattutto alla Fiat, influirà sull’andamento della guerra. In quegli anni su circa 21 mila operai della Fiat, solo 100 o 200 avevano la tessera segreta del partito comunista. Questo piccolissimo nucleo riuscì a trascinare allo sciopero, per un’intera settimana, dall’8 al 13 marzo 1943, circa 90-100 mila operai torinesi e inoltre consistenti aliquote di operai di tre fabbriche milanesi (Pirelli, Borletti e Falck).