di Salvatore Costanzo
Intorno alla metà degli anni ’80, un posto di preminenza nella variegata produzione architettonica della provincia casertana fu occupato dai numerosi studi e proposte sul tema dell’edilizia scolastica. In molti comuni di Terra di Lavoro furono approfondite – soprattutto dal punto di vista urbanistico – le intenzioni di considerare il nodo delle attrezzature scolastiche come fattore di un sistema più vasto sul territorio. Non mancarono significativi confronti e dibattiti sulle vicende dei vari indirizzi progettuali e sui modelli tipologici più idonei da adottare per le nuove strutture destinate all’insegnamento e all’apprendimento.
Il corpus dei lavori pubblici da realizzare in quegli anni a Marcianise comprendeva il complesso della Scuola elementare “De Sanctis”, edificio da inserire tra gli insediamenti delle cooperative edilizie nel rione Cantone. Il caso volle che fossi io a progettare e realizzare l’opera (insieme all’ing. Domenico Piccirillo), il cui impianto iniziò nel 1987 e fu completato nelle sue parti principali nel 1992 (1). Questo incarico rappresentò una tappa fondamentale nella mia formazione professionale e consolidò l’inizio di una pratica progettuale fondata sulla mia vicinanza culturale con importanti nomi dell’organicismo del ‘900: gli architetti Frank Lloyd Wright, Alvar Aalto, Bruce Goff. Dai loro principi fondamentali, ebbe luogo la ricerca della forma da dare al nuovo complesso del Cantone, che divenne il tema organizzativo centrale della composizione.
Una volta rinsaldati i fondamenti teorici del programma progettuale, e dopo una indispensabile meditazione sulle esigenze pedagogiche e didattiche della scuola primaria, pensai subito a sviluppare un’idea di integrazione tra progetto e luogo, quindi a relazionare l’organismo a contatto col terreno, in modo che il disegno complessivo dell’opera potesse comprendere un unico blocco su un solo livello, dotato di 10 aule normali, spazio per attività collettive e di interciclo (aule speciali), sala insegnanti, servizi, mensa, cucina, dispensa; ed ancora, palestra, spogliatoi, visita medica e altri locali accessori.
Per ottenere ciò scelsi di abbandonare un’interpretazione statica della planimetria, muovendo verso una concezione dal di dentro dell’edificio, dal suo spazio interno (l’atrio), e proiettarlo verso l’esterno lungo due assi preminenti a “V”, che riunivano le aule normali in blocchi parallelepipedi sfalsati; scelta, questa, che oltre a legarmi ad una visione spaziale singolare, mi consentì – come poi avvenne anche per altri progetti di importanti opere – una massima libertà formale ed un’ampia capacità creativa (2). Il modo di realizzare lo spazio dall’interno della costruzione divenne, quindi, “organico”, e cioè aderente alla vita quotidiana, così dell’uomo come la natura, sviluppato secondo una logica interna, propria degli organismi viventi. Quest’ultimo punto mi portò a focalizzare l’attenzione su linee curve (vestibolo, nucleo per le attività collettive e di interciclo, percorso coperto per la palestra, area per le attività collettive all’aperto, ecc.), riconducendo il lavoro ad un’idea di movimento, ad una “forma fluttuante” da accostare – in qualche modo – ad un mollusco (chaetoderma nitidulum), la cui immagine complessiva mi veniva meglio pensata dall’alto. Nel contempo evitai il più possibile di intervenire con frazionamenti interni, pur assicurando una sorta di molteplicità e ricchezza ai futuri arredi. C’è da dire che la fluidità di quella determinata forma, divenne la vera cifra stilistica della composizione, insieme alla concezione naturalistica dello spazio interno animato dalla luce naturale, libera di penetrare attraverso la trama delle ariose aperture e dei lucernari, e di riprodurre lo stesso ritmo dell’alternanza del sorgere del sole e del suo tramontare (3).
Nelle sue linee originarie, l’impianto della scuola De Sanctis sviluppa una forte orizzontalizzazione e rispecchia ancora oggi la possibilità di utilizzare spazi adattabili alle esigenze didattiche e organizzative, dai piccoli ai grandi gruppi e sino all’intera comunità scolastica. Tenendo in particolare considerazione l’intercambiabilità e la flessibilità degli ambienti interni, l’unico elemento fisso resta l’aula di insegnamento, mentre negli spazi per le attività collettive e di interclasse facilmente comunicanti fra di loro (come previsto dalle tavole dei disegni di progetto), si può svolgere un vero e proprio insegnamento per “fuochi di attività”.
Ma al di là delle varie strategie figurative sviluppate oltre trent’anni fa intorno al progetto, bisogna prendere atto che le strutture della De Sanctis si caratterizzano tuttora come un insieme di ambienti ed attrezzature per una più ampia gamma di attività sociali e partecipative; un organismo adibito a funzioni e servizi, bene inseriti nelle maglie del rione Cantone, collegato al mondo del lavoro, al mondo degli adulti oltre a quello dei discenti (4).
Può risultare utile ricordare che il corpus dei disegni originari dell’edificio fu ospitato nella sezione di Edilizia scolastica per la mostra “Progetti e architetture (1983-89)”, allestita nel settembre 1989 nel Palazzo della Cultura di Marcianise; una importante rassegna espositiva ben presentata da Enzo Battarra, articolata intorno ad una serie di temi e proposte di particolare significato linguistico per il territorio di Terra di Lavoro (5).
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(1)L’esito dei lavori per la realizzazione del nuovo complesso scolastico nel rione Cantone, non sfuggì alla stampa locale (cfr.: il Giornale di Napoli, “Marcianise, completate le nuove ‘Elementari’. La struttura è capace di funzionare a tempo pieno”, 22 maggio 1992, p. 10).
(2) A tale riguardo, è bene accennare ad un’altra significativa opera destinata all’area casertana, pure ispirata all’architettura organica: il “Museo del mare”, edificio progettato da chi scrive qualche anno più tardi (tra il 1996-97) per il Comune di Castelvolturno. Anche in questo caso, il modello tipologico evidenzia il principio di un complesso architettonico concepito in armonia con l’ambiente esterno; un organismo sinuoso teso ad esprimere una buona funzionalità e una chiara integrazione dinamica di spazi interni liberi, caratterizzati da strutture e chiusure (cfr.: S. Costanzo, P. Farina, Il Piano Domitio. Progetto di recupero ambientale e riqualificazione urbanistica, Clean Edizioni, Napoli 2001, pp. 87-88, 91-92; ed ancora, cfr.: F. Scialla, la Campania, Organo Ufficiale del Consiglio Regionale della Campania, anno 1, n. 4-5, 2001, pp. 34-35).
(3) Una ulteriore occasione progettuale che mi riportò ad analizzare il senso e la luminosità degli spazi interni di una architettura organica, fu il Concorso per il “Complesso Parrocchiale di San Giuliano Martire” a Marcianise nel 2002 (con l’arch. Giuseppe D’Anna). Per questa elaborazione, si volle concepire una struttura ancora una volta agganciata ad un richiamo naturalistico, prendendo a campione le sembianze di un “lepidottero” (lepidoptera linnaeus); le superfici curve innalzate delle pieghe di coperture della chiesa proposta, in alcuni punti simboleggiano le ali del lepidottero ricoperte da minutissime scaglie embricate. Gli elaborati dell’opera sono visibili nel Catalogo a cura dell’Amministrazione Comunale di Marcianise, Mediagraph s.r.l., 2003.
(4) Per una documentazione esaustiva del progetto della scuola De Sanctis, cfr.: S. Costanzo, L’architettura moderna del Meridione d’Italia (1930-2019), Edizione Giannini, Napoli 2019, pp. 375-377. Nel saggio, il corpus illustrativo dell’edificio comprende la pianta generale, i prospetti principali e laterali, una veduta prospettica delle attività collettive e una vista dall’alto. Quest’ultima offre la piena leggibilità della costruzione, libera, aperta e potenzialmente priva di regole predeterminate.
(5) In occasione della suddetta rassegna, fu preparato un pregevole catalogo con le pagine della “Presentazione” a firma dello stesso Battarra. Il volume raccoglie, però, solo una parte della selezione dei disegni del nuovo edificio nel rione Cantone, all’epoca ancora in corso di completamento (cfr.: Salvatore Costanzo. Progetti e architetture (1983-89), Tip. Saccone s.r.l., S. Nicola la Strada 1989, pp. 30-35). Per i contenuti critici-architettonici delle varie sezioni della mostra e i registri linguistici delle opere, cfr. pure A. Marotta, il Giornale di Napoli, 21 settembre 1989, p.11.