Sarà visitabile ancora fino a martedì 23 aprile a Matera la personale di pittura dell’artista Sante Muro dal titolo “#Woman”, in esposizione dallo scorso 10 febbraio presso il Caffè Vergnano 1882, in via del Corso 78. Ultimi giorni, dunque, per ammirare le opere che compongono la mostra, pensata come un omaggio alla donna e alle diverse sfaccettature della femminilità, per svelare espressioni ed emozioni attraverso visi e corpi.
“#Woman” è un viaggio pittorico che esplora l’universo della bellezza femminile, in un ciclo di quindici piccole tele di formato 15×30 cm, realizzate con la tecnica delle paste acriliche. Nudi e volti di donne sono ritratti utilizzando esclusivamente i colori primari, insieme al bianco e al nero. Una pittura materica fatta di cromatismi accesi, con tonalità cariche che trasmettono energia sia nel segno che nel colore, per mostrare la bellezza primordiale della femminilità, senza mediazione di terre o di colori particolari.
Sante Muro, nato a Polla (SA) nel 1978, vive e opera a Satriano di Lucania (PZ). Partito da una formazione come autodidatta, avviata sin dall’infanzia grazie alla passione per il disegno, ha sviluppato nel tempo un linguaggio sempre più personale, dando forma ad una produzione articolata e feconda. Tra i soggetti ricorrenti ci sono la figura umana e il paesaggio urbano, raffigurati attraverso diverse tecniche, quali l’olio, le crete pastello o le paste acriliche. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private. Negli anni ha partecipato a mostre collettive in gallerie e musei in Italia e all’estero e ha ottenuto premi e riconoscimenti in diversi concorsi nazionali, ultimo in ordine di tempo il Premio Fondazione Tatarella per la sezione pittura figurativa alla recente Biennale Bibart 2018/19 (Bari, 15 dicembre 2018 – 31 gennaio 2019). Nel 2014 ha esposto le sue opere presso il Chiostro del Bramante a Roma. Tra le mostre oltre confine spiccano quelle nelle città di Varsavia, Hangzhou, Berlino, Miami e Montpellier.
Nella presentazione critica della mostra, la storica dell’arte Fiorella Fiore così descrive le opere in mostra: «Il piccolo formato non deve ingannare sulla sua semplicità, perché è anzi vero il contrario: quanto più una superficie è piccola, tanto più l’artista deve saper condensare l’essenza eliminando il superfluo, calibrando luci e ombre. Ciò che ne viene fuori è un racconto corale capace di realizzare un compendio della bellezza femminile. Le tele, realizzate quasi per intero dall’artista, che ama curare in prima persona il telaio e la forma, vedono l’uso di acrilici, e i toni prediletti sono quelli dei colori primari insieme al bianco e al nero: l’effetto è quello di una resa quasi espressionista, dove si manifestano i contrasti forti, il tratto quasi incide i profili sulla tela e l’uso della spatola contribuisce a caricare di pathos la superficie pittorica, che si trasforma diventando materica, quasi tridimensionale. D’altra parte, è attraverso il segno che il tempo traccia la mappa di ciò che è stato e siamo stati, i sentimenti, i dolori, le passioni; e in questi volti, che nulla hanno a che fare con l’etereo e la perfezione, si esprime tutta la complessità dell’universo femminile.»