I drammi, presenti e/o futuri, fanno sempre notizia, mentre i “i progressi parziali, gli sforzi di ripresa e di continuità”, sono spesso avvolti dal silenzio. Mi permetto, dunque, di rilanciare la buona notizia di questi giorni circa la tutela del promontorio di Capo Colonna, minacciato da fenomeni naturali cronici e/o invece eccezionali che ne compromettono la stabilità, perché mi sembra stia passando ingiustamente sotto silenzio.
La dirigente ad interim della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone, Francesca Casule, a valle di una serie di interlocuzioni promosse dalla Sottosegretaria on.le Orrico (M5S), con nota del 9 febbraio, ha trasmesso agli altri uffici ministeriali coinvolti e a tutti gli Enti e Istituzioni aventi titolo, il proprio verbale di constatazione del 29 gennaio (e la nota integrativa del 02.02.2021), redatti alla luce dei fatti meteorologici estremi del 21-23 novembre 2020, circa lo stato di conservazione dei beni culturali presenti sul Capo, nonché copia della dichiarazione di somma urgenza e avvio del procedimento, “per l’esecuzione di opere urgenti ed indifferibili a protezione dei suddetti beni”. Un intervento reversibile di cui sarà soggetto attuatore il Segretariato Regionale MiBACT e che avrà come teatro la falesia che caratterizza l’estremità orientale del versante nord del Capo e parte del versante est, sviluppandosi grossomodo tra i due bracci superstiti (W e E) del circuito murario che racchiude quanto resta dell’abitato di epoca romana, da realizzare con un impegno di spesa contenuto entro i 300.000 euro.
Un rimedio temporaneo, per necessità e per scelta, nell’attesa che la Regione Calabria, perché la competenza principale è proprio della Regione (Dipartimento Lavori pubblici), sulla base del medesimo quadro normativo di riferimento, si decida ad attivare a sua volta una serie di opere in somma urgenza, più articolate e a carattere più stabile, attingendo al finanziamento da oltre 3 milioni di euro di cui già dispone per contrastare l’erosione lungo il litorale roccioso a Sud di Crotone. La massima criticità si tocca, com’è noto, dietro la Chiesa della Madonna di Capo Colonna: l’edificio di culto (in un primo tempo una semplice cappellina rurale) che nel basso Medioevo si è sovrapposto al terreno che nei secoli aveva coperto completamente le macerie della più grande e più raffinata residenza privata (domus) finora nota nella città romana abbandonata fin dal 50 d.C..
A quell’edificio e ai magazzini di pertinenza, situati sull’altro versante della strada che fiancheggia il lato in cui si apriva l’ingresso della domus, appartengono i lacerti di muri ormai a piombo sulla scogliera e la cui conservazione si tenterà di assicurare, anche in attesa delle operazioni di restauro delle stesse strutture per un importo di 900.000 euro, già finanziate, cui pure allude la nota della Casule.
Plaudo, quindi, a questo primo indispensabile passo compiuto dall’ufficio territoriale di tutela del MiBACT da poco insediato a Crotone, che non solo non si sottrae alle proprie responsabilità ma si fa promotore dell’iniziativa e dal quale è lecito sperare, anche per il buon esito degli altri importanti progetti in fieri, una leale e proficua collaborazione con il Comune e gli altri enti locali coinvolti nella promozione del patrimonio culturale crotonese.
Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)Tutela del promontorio di Capo Colonna