Donald Trump vuole stringere il cerchio attorno alla Corea del Nord per fermare lo sviluppo dei programmi balistici e nucleari da parte di Pyongyang. E lo fa inviando nell’alto Pacifico, a ridosso della penisola coreana, il «Carrier Strike Group 1», un gruppo d’assalto navale con portaerei, dotato di sistema di difesa missilistica Aegis, in grado di intercettare, inseguire e neutralizzare «bersagli», tra cui vettori balistici come quelli lanciati dalla Corea del Nord negli ultimi test.  Dopo il raid in Siria, condotto durante il summit col presidente cinese Xi Jinping, Trump va alla sfida asiatica. Finora nulla, né l’apertura a Pechino di Obama, né le sanzioni contro Pyongyang, hanno avuto effetti, anzi, uccidendo con il gas tossico il fratellastro, Kim alza la posta, ribaldo. II Pacifico sarà, per l’amministrazione Trump, la frontiera più difficile. Se con l’attacco di venerdì gli Stati Uniti speravano di isolare Bashar al Assad, il calcolo si sta rivelando sbagliato. La Russia l’Iran restano al fianco della Siria: e insieme a loro i miliziani libanesi di Hezbollah. La forza dell’alleanza che ha portato al rovesciamento dei destini di una guerra che fino a due anni fa sembrava decisa, è stata ribadita ieri in una nota diffusa da Hezbollah a nome del finora sconosciuto comando unificato dell’alleanza. Il segretario di Stato Rex Tillerson arriva oggi in Italia, a Lucca, per il G7 dei ministri degli Esteri e domani si sposterà in Russia, con un mandato pieno per sondare il Cremlino su un possibile schema d’intesa, che preveda anche l’uscita di Assad, con tempi e modalità da concordare tra le formazioni in conflitto e con l’intervento dell’Onu. L’indiscrezione è stata rilanciata da Fox, l’emittente di Rupert Murdoch, molto vicina all’amministrazione di Washington.