di Vincenzo Musacchio
Vincenzo Musacchio, da sempre impegnato nella diffusione della legalità, contro la corruzione e le mafie. E’ presidente della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise nonché giurista e docente di diritto penale in varie Università italiane ed estere. Ha scritto molti articoli e saggi in materia di corruzione, criminalità organizzata e delitti dei colletti bianchi. E’ stato uno degli ultimi allievi di Giuliano Vassalli.
Sfogliando le pagine di cronaca di alcuni giorni fa ho letto della morte di un giovane ventunenne transessuale ritrovato cadavere, avvolto in una trapunta, nei vicoli napoletani di Forcella. Di questo triste avvenimento però oltre al dolore emerge soprattutto l’indifferenza di fronte a una morte quasi scontata. Questa situazione mi lascia esterrefatto. Da cittadino vorrei sapere come è possibile che nel terzo millennio un ragazzo venga trovato morto tra i cassonetti della spazzatura nel pieno centro di una città popolosa come Napoli solo dopo alcuni giorni? Come è possibile che non si sia trovato nessuno che potesse dire qualcosa di più sul modo in cui è morto? Per quale ragione? Chi l’ha lasciato morire tra i rifiuti? C’è tanta disumanità in questa storia. Provo a documentarmi sul caso e scopro che proprio l’Italia detiene il record di trans uccise in Europa: trenta vittime in otto anni. Solo quest’anno sono già cinque le transessuali uccise in Italia, più del doppio dell’anno scorso. Particolarmente a rischio migranti e prostitute. Questi sono i dati ufficiali, ma nella realtà le vittime sono molte di più perché in questa statistica non sono compresi i cd. invisibili, cioè chi entra illegalmente nel nostro Paese. Le violenze di genere purtroppo non colpiscono solo le donne, a subirle sempre più spesso sono le persone trans, vittime già condannate dal “comune senso del pudore”.
La scorsa settimana ho partecipato a un dibattito sulle discriminazioni di genere. Ascoltando gli illustri relatori, uno psichiatra, un sociologo e un costituzionalista, mi sono reso subito conto di una lacuna nel dibattito. Si è parlato molto di omofobia, trascurando un aspetto che sta assumendo preminenza nella nostra società: la transfobia. Il trattamento dei cittadini transessuali, nella nostra società, civile e democratica, non è al passo con i tempi e con le evoluzioni socioculturali. Ad esempio, nel nostro ordinamento manca la formazione delle forze dell’ordine sulle persone trans, in particolare sul loro trattamento all’interno del sistema giudiziario penale e penitenziario. Come penalista, studio le discriminazioni e le conseguenze penali di tali condotte.
Ci sono alcuni aspetti che ritengo utili affrontare proprio riguardo ai cittadini transessuali. Il primo è quello di comprendere la “particolare” discriminazione nei loro confronti. Il trattamento discriminatorio a cui sono sottoposti i cittadini transessuali è molto più complesso di quanto possa accadere nei casi di omofobia. Spesso siamo di fronte a veri e propri pregiudizi. Gli atti discriminatori sono semplicemente la componente comportamentale di un sistema di oppressione vero e proprio. La transfobia quindi è un sistema di oppressione frutto di retaggi culturali. La discriminazione e le molestie che le persone transgender subiscono non sono né rare né casuali.
I trans spesso subiscono discriminazioni, molestie e violenze in diversi contesti e durante tutta la loro vita. La transfobia comprende atti discriminatori perpetrati da persone comuni contro i transgender. Purtroppo le discriminazioni si verificano anche in importanti istituzioni dello Stato e della società civile: il sistema giudiziario, il sistema penitenziario, l’istruzione, il lavoro, il settore militare e delle forze di polizia e così via. All’interno di tali istituzioni i trans di fatto sono svantaggiati, danneggiati o addirittura esclusi.
La transfobia, infine, si manifesta anche nel sistema delle leggi, nella politica e in quest’ultimo periodo nei social network. Ad esempio sono rarissimi i casi di trans nelle forze di polizia o ancor più rari documenti aventi valore legale che riflettano la loro attuale identità di genere. Le prospettive per migliorare il trattamento dei transgender non sono affatto impossibili. Credo che le problematiche che le persone transgender affrontano siano conseguenza delle intimidazioni che combattono nel loro quotidiano.
Le persone trans, ad esempio, hanno più probabilità di interagire con le forze dell’ordine e di conseguenza entrare nel sistema della giustizia penale poiché: a) è più probabile che loro siano vittime di un crimine, in particolare i crimini di natura sessuale; b) è più probabile che siano senza fissa dimora, abbandonati dalle loro famiglie e in stato estrema povertà; 3) a causa delle notevoli discriminazioni in materia di lavoro, molte persone transgender si trovano costrette a vendere il proprio corpo a fini sessuali, ad utilizzare droghe o a svolgere attività che incrementano l’economia sommersa.
La nostra società sta vivendo sentimenti abietti come il razzismo, il sessismo, l’omofobia, il classismo e l’etero sessismo. A questa orribile lista aggiungerei anche la transfobia. Occorrerà agire anche in questo contesto, fondamentali saranno le politiche di inclusione che dovranno prevedere azioni per contrastare il pregiudizio, case d’accoglienza pronte ad ospitare, nel caso di qualsiasi eventualità, donne e uomini trans, lavoro, scuola, formazione, servizi socio-sanitari specifici. Esistono anche loro: non facciamo finta di non vederli in pubblico e poi magari li frequentiamo in privato!