Situazioni anomale , amicizia nata per caso, ricordi ed emozioni dominanti che conducono Pietro, protagonista del romanzo, a riprendere la propria vita in mano è il primo romanzo di Niccolò Agliardi edito da Salani.
Ambientato nelle isole Azzorre, dopo uno strano naufragio, Pietro denominato il “granchio” , a causa del suo portamento simil-claudicante con camminata laterale, si trova coinvolto nel mondo della cocaina portata sull’isola da quel vascello casualmente approdato su quella terra.
Qui incontra Vasco, cocainomane, per alcuni aspetti perverso ed insieme decidono di progettare per il futuro qualcosa di positivo. Pietro, a sua volta, in preda ai ricordi, ai valori trasmessi, alle emozioni, decide di scappare e ricomporre la propria vita, cavalcando quell’ombra dolce ed insidiosa, coinvolgente ed esagerata come lo stimolo equivalente all’esistenza.
Romanzo generazionale e giovanilistico, la figura di Pietro merita uno sguardo sui ragazzi di oggi dove illusioni e delusioni, paure e certezze fanno parte di quell’ acerbità mentale che si palesa attraverso sofferenze ed ansie esistenziali.
Altro punto focale è rappresentato dalla famiglia di Pietro: orfano da poco di padre, la madre ricopre quel ruolo di troppo amore e protezione. Nel protagonista emergono convulsioni e contraddizioni tipiche di un rapporto generazionale dove amore-odio, pretese, a-sintonie, confusione di valori, pigrizie intellettive paterne e troppa protezione amorevole materna, la quale con banali lamponi cerca di colmare l’abisso affettivo diventando ossessiva, opprimente e soffocante bloccando nel protagonista ogni istinto e pulsione fino a quando, egli stesso, troverà il coraggio e la forza di crescere cavalcando quell’onda pacificamente ambigua.
Non mancano nel romanzo le scene forti, trasgressive che esulano completamente dallo schema classico dei libri adolescenziali, ma che, a sua volta, ben si adeguano ai tempi attuali, pur scandalizzando il solo bigottismo ostentato e il falso pudore.
L’autore, di per se , vuole solo ed esclusivamente utilizzare l’esperienza del dolore, dell’insicurezza giovanile al fine di avallare un iter formativo a cui si è obbligati nella vita, affrontando prove sia piacevoli che tremende.