Gianluca Coviello
Scusate se insisto. Dopo aver scoperto don Maurizio Patriciello nella Terra dei Fuochi; dopo che don Aiello ha fatto quello che ha fatto a Napoli; dopo che il cardinale Sepe, incentivando don Maurizio nella sua battaglia, ha dichiarato “a chi inquina niente comunione”, mi domando: ma che ha fatto di male Taranto per non avere neanche una chiesa degna del suo popolo? Perché chi inquina a Napoli va combattuto mentre chi lo fa a Taranto diventa oggetto di mirabolanti giri di parole a metà tra il politichese e la supercazzola?! A Napoli i preti migliori stanno per strada con chi soffre il male dell’inquinamento. Sono nei movimenti, nei cortei, li promuovono. A Taranto Santoro organizza un convegno a porte chiuse invitando chi tutti i giorni chiude gli occhi difronte a questa città. Per parlare del nulla. E lui neanche in questa occasione ha avuto il coraggio di schierarsi con i vinti. “Ambiente…lavoro…”. Un po’ come quando lo invitai a rinunciare ai soldi dei Riva e lui mi rispose pubblicamente che “era stato alla commemorazione delle vittime sul lavoro” (?). Per la cronaca: dopo tre mesi interruppe le donazioni senza dare spiegazioni né pentendosi del denaro macchiato di sangue “ripulito” dalla sua Curia prima e dopo che lui arrivasse (donazione festa S.Cataldo. Ovviamente non perse l’occasione per definire fantasiose le mie ricostruzioni giornalistiche poi confermate dalle indagini della magistratura). Il punto è: perché per la chiesa la camorra è da combattere e va fermato l’inquinamento dei terreni senza se e senza ma mentre sull’Ilva gioca a fare l’equilibrista? Perché non ci si domanda quanti posti di lavoro garantisce la camorra in Campania grazie al traffico dei rifiuti? Perché qui la difesa di questi posti di lavoro diventano, di fatto, il primo problema della curia mentre a Napoli no? O il diritto alla salute vale sempre e ovunque o qualcuno sta giocando. A Taranto non muore meno gente che nella Terra dei Fuochi. E i Riva con la città si sono comportati alla stregua dei camorristi. Un po’ di colpa, però, è anche dei tarantini che permettono tutto questo. Provate a pensare cosa sarebbe accaduto a Napoli o a Caserta se il vescovo avesse dichiarato che la camorra va combattuta garantendo chi per essa e con essa lavora. E nessuno dica che l’attività di smaltimento in Campania è illegale mentre la produzione di acciaio a Taranto no, quantomeno dopo l’azione della magistratura ionica. Rileggetevi le carte se la pensate così o accontentatevi di sapere che i Riva non hanno risparmiato nulla a Taranto, neanche lo smaltimento abusivo (discarica Mater Gratae).