Parte dall’emergenza ambiente il programma di Vincenzo De Luca, candidato alle primarie del Pd, che verrà illustrato e messo in rete punto per punto. Il Testo, frutto del lavoro coordinato dall’ingegnere Francesca Santagata, nel corso de “La Terra delle Idee”, è disponibile in versione integrale su www.cambiareora.it/program_point/emergenze-ambientali/.
Nei prossimi giorni, nel sito www.cambiareora.it/argomenti, saranno pubblicati anche i documenti conclusivi degli altri nove tavoli tematici di confronto, per arrivare all’evento in programma il 24 gennaio a Napoli: “Dieci idee realizzabili nei primi cento giorni di governo.
E’ davvero paradossale – si legge nel documento – che la terra una volta chiamata Campania Felix, sia ormai da qualche anno percepita, in un crescente e preoccupante senso comune, in Italia e non solo, come una terra indistintamente inquinata e pericolosa.
Occorre ribellarsi con forza a questa falsità.
Bisogna uscire dall’ottica di emergenza ambientale ed entrare, finalmente, nell’ottica di valorizzazione ambientale, senza fare ricorso a strumenti di delega commissariale.
Certo, le emergenze ambientali in Campania non sono un’invenzione. Un’incapace classe dirigente ha le sue grandi responsabilità, per non aver dato risposte moderne ed efficaci ai problemi connessi al ciclo dei rifiuti o a quello della depurazione delle acque, solo per fare due esempi eclatanti.
Poteri criminali ( complici con una politica ignorante o asservita )hanno stretto per anni un patto scellerato con ( ovattate?!?) aziende nazionali ed estere per smaltire, in alcune zone controllate dalla camorra, rifiuti di ogni tipo.
Ma il tentativo di (sfregiare in lungo ed in largo) speculare sull’immagine della Campania, come su un unico ed incurabile malato cronico, va contrastato e sconfitto.
Alla denigrazione e disinformazione va contrapposta la conoscenza e la verità, per tutelare e rilanciare l’immagine del territorio campano (aria, acqua, sottosuolo, prodotti agricoli, zootecnia e filiera casearia, paesaggio, risorse naturali).
Ma non basta una pur meritoria e sempre auspicabile corretta informazione. Occorre mettere in campo misure e decisioni straordinarie. Troppe lungaggini, rituali burocratici e sovrapposizioni di ruoli, strumenti e competenze: l’operazione verità sulla terra dei fuochi, di questo passo, rischia di finire nelle solite paludi paralizzanti. La ricetta per ovviare a questo pericolo consiste in: Trasparenza amministrativa, coinvolgimento decisionale delle comunità interessate, operatività richiedendo snellimento delle procedure e strumenti operativi innovativi.
E’ ora di riportare le questioni ambientali in un ambito strettamente tecnico, operativo e funzionale ad una prospettiva futura di investimento e potenzialità positiva per tutta la Regione.
Vanno adeguatamente pianificate le azioni e gli interventi necessari e va riportata l’attenzione alla applicazione effettiva del sistema normativo esistente e quasi sempre disatteso, non perdendo d’occhio le direttive europee, ( onde evitare le procedure di infrazione ).
Legalità e rispetto per l’ambiente sono i principali obiettivi da raggiungere.
a) MACRO AZIONI DI PIANIFICAZIONE E IMPOSTAZIONE
Definizione dei limiti specifici di fondo naturale, per aria, suolo e acque sotterranee: è necessaria la definizione di tali limiti, connessi con le caratteristiche dello specifico territorio, per poter effettuare la corretta valutazione degli eventuali provvedimenti di risanamento ambientale (bonifiche, messa in sicurezza, mitigazione dei rischi di alluvione) e degli stanziamenti economici connessi
Integrazione e divulgazione dei dati esistenti, georeferenziandoli in sistemi open data: è necessariala condivisione e la trasparenza dei tantissimi dati ambientali, relativi alla regione Campania, derivanti da studi e campagne di analisi svolte dai diversi Enti, al fine di avere una mappatura completa, affidabile e in continuo aggiornamento a supporto di ogni valutazione in campo ambientale
Gestione coordinata dell’informazione ambientale a livello regionale: è necessario che la Regione Campania si accrediti quale Ente di riferimento a garanzia di una corretta informazione tecnico-scientifica a salvaguardia dell’intera filiera regionale connessa ai temi di salvaguardia ambientale .
b) OBIETTIVI PER AREE TEMATICHE
Gestione rifiuti: Le scelte ineludibili, seguendo le direttive Europee sono: incentivare la riduzione dei rifiuti, promuovere il riuso ed il riciclo affinchè il rifiuto perda la connotazione negativa di scarto ed assuma quella positiva di risorsa, ovvero, materia prima/seconda da utilizzare in nuovi processi produttivi, minimizzare il ricorso all’incenerimento e alle discarche. Si verrebbe così a creare anche un indotto a monte e a valle di ricaduta occupazionale notevole (distretti artigianali, in cui possano tornare a nuova vita oggetti dismessi). A tale scopo è necessario Incentivare la raccolta differenziata, a partire dall’area metropolitana di Napoli; studiare soluzioni sostenibili per i rifiuti speciali, compresi i fanghi di depurazione delle acque reflue, dando seguito ad una filiera corta presso gli impianti di depurazione , al fine di evitare costosi ed inquinanti trasporti all’interno della regione.
Riscrivere completamente i Piani Regionali, sia per i rifiuti urbani che per gli speciali, vecchi e non aggiornati alle nuove direttive europee ed alle nuove tecnologie.
Incentivare lo sviluppo di impiantistica per il recupero della frazione secca riciclabile dei rifiuti urbani (impianti di selezione materie, compostaggio, per la riduzione sostanziale delle quantità complessive) e dei rifiuti speciali. Una rimodulazione dei macchinari presenti negli STIR (attualmente sottoutilizzati quelli di alcune provincie), con integrazioni di modica spesa, sarebbe utile al fine di ottenere un maggior numero di impianti per la selezione della materia.
Costruire gli strumenti per comunicare la tracciabilità all’ISPRA dei rifiuti industriali, ad oggi ancora recuperata manualmente ed in arretrato perenne.
Gestione e smaltimento definitivo delle ecoballe stoccate nel territorio regionale attraverso apertura e conseguenti analisi aggiornate di ciò che vi è contenuto per il recupero della frazione secca riciclabile. Eseguire selezione meccanica per la riduzione sostanziale delle quantità complessive e lo smaltimento del residuo finale attraverso trattamenti in loco da realizzare con le migliori tecnologie. Gli impianti di smaltimento devono essere modulabili e quindi poi riadattabili e riutilizzabili in contesti differenti.
Riduzione inquinamento atmosferico: partire da un minor consumo di combustibili fossili e ricorrere sempre più alle fonti di energia rinnovabile, ricordando la legge regionale n°1 del 18 febbraio 2013 “cultura e diffusione dell’energia solare in Campania “ sulla maggiore efficienza energetica, sulle energie rinnovabili, scelte che garantiscono minore apporto di anidride carbonica in atmosfera.
Rifunzionalizzare e adeguare quantitativamente le centraline regionali di rilievo inquinanti atmosferici, per identificare i costituenti del particolato, le zone a rischio e le principali cause di inquinamento per intervenire correttamente nelle zone a rischio; mettere in campo interventi per la riduzione inquinanti atmosferici connessi ad esempio: all’elettrificazione dei porti commerciali e turistici; ai controlli e relativi interventi sulle emissioni inquinanti in atmosfera, sia aziendali che condominiali; a interventi per la mobilità sostenibile.
Nella nostra regione il Decreto Legislativo 155/10 (Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa)non è ancora operativo e tale lacuna va immediatamente colmata.
Il rispetto del DLgs. 155/10 comporta, infatti, la riorganizzazione della rete di monitoraggio, basata sulla ripartizione del territorio in zone omogenee dal punto di vista delle fonti di inquinamento, delle caratteristiche orografiche e meteo climatiche e del grado di urbanizzazione, il monitoraggio e la comunicazione alla popolazione dei livelli di inquinanti nell’aria, compresi i metalli pesanti.
Inoltre, va dato seguito alla raccomandazione della Commissione Europea dell’8 giugno 2000 n° 2000/473/EURATOM che prevede il controllo dei livelli di radioattività ambientali e adeguata informazione alla popolazione anche in termini di raccomandazioni per la riduzione dell’esposizione.
Riordino fognature e depurazione: procedere ad un sistematico adeguamento dei sistemi di fognatura e depurazione ai fini della protezione idraulica del territorio (riduzione di allagamenti in ambiente urbano) e della salvaguardia igienico-sanitaria (aumento dei livelli di trattamento dei reflui e delle acque di prima pioggia). Necessità di implementare un approccio integrato a livello regionale, superando la frammentazione territoriale e le inefficienze gestionali, puntando al miglioramento della qualità dei corpi idrici e dell’ambiente marino-costiero, che vanno restituiti alla loro vocazione naturale.
La Campania è la regione in cui ricade uno dei più grandi bacini imbriferi del Mediterraneo. Essa è oggetto e soggetto di grandi trasferimenti di risorse idriche a livello interregionale ( dal Lazio alla Campania e dalla Campania alla Puglia ). Gli accordi di programma a livello di macro-bacino meridionale sono espressione di doverosa solidarietà fra territori, le cui ricadute economiche devono essere distribuite con equità per programmi di valorizzazione e ristoro ambientale . Occorre ripensare al superato schema orizzontale ed ideologico per ambiti omogenei su tutti i segmenti del ciclo.
Recupero e potenziamento dei sistema acquedottistico regionale: il sistema di acquedotti regionali è ormai affetto la livelli di efficienza assolutamente insoddisfacenti, con dispersione di volumi idrici che sono ormai divenuti insostenibili, nell’ottica di una gestione virtuosa della risorsa idrica.
Mitigazione rischio dissesto idrogeologico: avviamento di concrete strategie di protezione del territorio e di gestione del rischio di alluvione, mediante la realizzazione di misure strutturali e non strutturali, con definizione di presidi di controllo, da realizzarsi anche mediante la incentivazione di idonee pratiche agricole. Dare operatività alle strutture regionali esistenti e deputate istituzionalmente alla pianificazione degli interventi e alla gestione del territorio e delle opere esistenti. Priorità all’avvio di un adeguato programma di manutenzione delle infrastrutture esistenti che può, nel breve termine, garantire un rapido miglioramento delle condizioni di sicurezza delle popolazioni esposte a fenomeni meteorici estremi.
I recenti e ricorrenti eventi disastrosi, infatti, con il loro carico di rovine e lutti, ripropongono un tema, quello dell’assetto idrogeologico, che puntualmente viene sottovalutato, se non del tutto rimosso, non appena si affievolisce la drammaticità della cronaca quotidiana. Un rapporto della Società Geografica Italiana indica in 1667 i comuni a rischio frana e alluvione nella sola Italia Meridionale; di essi 447 sono ubicati nella nostra Regione. Praticamente l’86% dei comuni campani è a rischio. Frane ed alluvioni non provocano solo lutti, ma anche ingentissimi danni materiali al patrimonio abitativo ed all’apparato industriale ed agricolo. Costituiscono, inoltre, insieme ai ricorrenti eventi sismici, un continuo salasso delle risorse finanziarie pubbliche.
Bisogna, pertanto, assumere la politica della prevenzione, sia nel campo simico che in quello dell’assetto idrogeologico, come una delle priorità nell’utilizzo del denaro pubblico. Soprattutto in un momento di crisi, come quella che il Paese sta vivendo.
Porre attenzione ad una rilettura del Piano Regionale Attività Estrattive (CAVE) per limitare danni dovuti al dissesto idrogeologico, agli inquinanti ambientali derivanti da tali attività e allo stesso tempo tutelare il paesaggio che è un bene collettivo sancito dalla costituzione.