Antonio Troise
Il tax day, il giorno più nero dei contribuenti, è stato appena archiviato. Una stangata che, ques’tanno, ha raggiunto i 44 miliardi di euro. E, a conti fatti, gli italiani hanno potuto constatare, sulle rispettive tasche, quanto poco abbiano influito le manovre Finanziarie degli ultimi anni sul fronte della pressione fiscale. L’Italia viaggia sempre ai primi posti della speciale classifica dei paesi più tartassati. Con la legge di Stabilità targata Renzi, si è tentata una inversione di tendenza. La conferma del bonus di 80 euro anche per il 2015, il taglio, sia pure parziale, dell’Irap e la decontribuzione per i neoassunti, messi insieme, rappresentano un risparmio di 18 miliardi in termini di minori imposte versate da famiglie e imprese all’erario. Ma gli effetti, se ci saranno, cominceranno ad essere concretamente avvertiti l’anno prossimo.
Nel frattempo, le tasse sulla casa, hanno continuato a viaggiare a ritmi record. Il mix di Tari e Tasi non ha portato alcun reale vantaggio sui portafogli degli italiani. Prima il caos sulle aliquote, poi l’allineamento di quasi tutti i Comuni sui livelli più alti di imposizione, infine il salasso di fine anno che, di fatto, ha replicato lo stesso effetto dell’odiata Imu del governo Monti. Tanto che, secondo uno studio di Confcommercio, la Tasi avrebbe di fatto cancellato anche gli effetti benefici connessi all’introduzione del bonus di 80 euro di Renzi. Come a dire: un governo che con una mano dà e con l’altra toglie, secondo un copione, purtroppo, che in Italia è fortemente consolidato. E questo nonostante gli impegni e le promesse dell’esecutivo che, sul taglio delle tasse e la ripresa dell’economia, si gioca gran parte del suo tesoretto e della sua credibilità elettorale. Ma c’è poco da fare, la realtà non fa sconti: le imposte sulla casa rappresentano la principale fonte di reddito dei Comuni. Senza Tasi e Tari le amministrazioni finirebbero in bancarotta.
Certo, nessuno può immaginare, nell’attuale situazione economica e con il debito record che ci troviamo sulle spalle, di poter procedere speditamente sulla riduzione delle tasse. Ce lo vieta l’Europa ma, ancora di più, ce lo impediscono i mercati. Per questo la strada tentata da Renzi con la manovra finanziaria, è molto stretta. Per ora, il governo, si è limitato a confermare lo stesso livello di pressione fiscale sugli immobili previsto nel 2014. Nessuno sconto ulteriore.
La vera scommessa resta quella della crescita. Solo se cambia il verso del Pil e, sopratttutto, si rimettono in moto i consumi, il governo potrebbe avere le risorse necessarie per tentare una reale riduzione del carico fiscale. Cominciando, proprio, dagli immobili. Ma, prima di allora, è inutile alimentare speranze. Si tradurrebbero, per tutti i contribuenti, solo in amare illusioni.