Politica Interna
Taglio ai vitalizi. I calcoli del collegio dei questori prevedevano 17,6 milioni di risparmi, ma Roberto Fico ha chiesto e ottenuto l’aiuto dell’Inps, e dell’Istat, e alla fine il pacchetto di tagli sfornato nella delibera presentata ieri all’ufficio di presidenza contempla, secondo le previsioni, fino a 40 milioni di euro risparmiati all’anno. E sottratti, con provvedimento retroattivo, più a ex parlamentari peones e passati di sfuggita dalla Camera, che ai dinosauri della politica, che hanno campato 5 o 6 legislatura tra i divanetti del Transatlantico. Una misura che rischia di non essere replicata al Senato. La presidente di Palazzo Madama Elisabetta Casellati (Forza Italia), interviene infatti auspicando «soluzioni condivise» e ribadendo di avere «qualche perplessità sul fatto di poter incidere sui diritti acquisiti». Perché «il taglio dei vitalizi significa incidere sullo status di persone che magari oggi possono avere anche un’età rilevante e che si trovano improvvisamente ad avere uno stipendio magari inferiore al reddito di cittadinanza».
Riforma della giustizia. AI primo incontro con il Consiglio superiore della magistratura, il neoministro della Giustizia Alfonso Bonafede annuncia che il nuovo governo vuole impedire «per legge» che una toga entrata in politica possa tornare a fare il pubblico ministero o il giudice. Ma è davvero una priorità, visto che al momento i magistrati in Parlamento sono solo tre? «Non è una questione di priorità, ma di principio. Vogliamo ristabilire dei confini chiari, per sottolineare che la magistratura e le altre istituzioni svolgono il proprio ruolo in costante confronto tra loro, ma rimanendo ciascuno nell’ambito del proprio settore di competenza». II testo è già pronto? «Avevamo presentato un testo nella scorsa legislatura dal quale si può ripartire, ma poi applicherò ciò che nel mio piccolo chiamo il “metodo Bonafede”: per realizzare i punti del contratto di governo faremo il passo iniziale con i parlamentari dei gruppi di maggioranza, e poi con il Parlamento nel suo insieme». «Punto di partenza» della proposta parlamentare, dice il Guardasigilli, sarà la delibera che il Csm ha dedicato al rapporto tra toghe e politica e che stabiliva limiti molto forti al ritorno nelle aule di giustizia. Attenzione al lavoro fatto, «certamente prezioso», anche sulla riforma delle intercettazioni, visto che il governo ha bloccato il decreto dandosi alcuni mesi per tornare sull’argomento e riscrivere la riforma Orlando.
Politica Estera
Lifeline a Malta. Applausi e cori di allegria esplodono a bordo mentre le sagome dei palazzi de La Valletta finalmente si avvicinano. La Lifeline issa la bandiera gialla dell’emergenza medica ed entra in porto con l’equipaggio che grida “Siamo tutti antifascisti”. I 224 migranti rimasti per sei giorni in balia del mare grosso festeggiano. Pensano di avercela finalmente fatta, ma non per tutti sarà così. Per molti si profila già il viaggio di ritorno. «Agli autentici richiedenti asilo garantiremo la protezione nei diversi stati membri come stabilito, mentre partiranno immediatamente le procedure per il ritorno di quelli che non hanno i requisiti per la protezione, in accordo con le regole europee ed internazionali. Le istituzioni europee assisteranno questi ritorni», si affretta a chiarire il premier maltese Joseph Muscat che sottolinea come la soluzione alla fine trovata per porre fine all’odissea della Lifeline sia un “caso unico”. Caso che però consente oggi al premier Conte di sedersi al tavolo del vertice europeo forte di quella che definisce «una grande vittoria per l’Italia che può diventare una vittoria per tutta l’Europa». In vista dello scontro di questo pomeriggio al Consiglio europeo sui migranti, il governo italiano apre alla trattativa. Si dice disposto a prendere in esame la questione dei “movimenti secondari” tanto cara ad Angela Merkel, che a Berlino rischia l’osso del collo. Ma, appunto, si attesta sul campo di battaglia con tre richieste prendere o lasciare. Obiettivo: chiudere il cerchio di un Grande Scambio e ottenere, di fatto, il superamento del regolamento di Dublino.
Usa, Kennedy lascia Corte Suprema. Con una lettera di sette righe indirizzata a Donald Trump il giudice Anthony Kennedy mette fine a 31 anni di servizio nella Corte Suprema degli Stati Uniti. Kennedy, 81 anni, lascerà il prossimo 31 luglio. Il suo ritiro era atteso da molti mesi, ma la comunicazione ufficiale di ieri ha comunque scosso la cittadella politica di Washington. Come si è visto martedì 26 giugno, con la sentenza sul «Muslim Ban», il ruolo della Corte Suprema può diventare fondamentale in una fase di conflitto permanente, anche sul piano giuridico. Il presidente e il partito repubblicano hanno ora la possibilità di spostare gli equilibri del collegio verso posizioni ancora più conservatrici. La Corte suprema è formata da nove togati.
Economia e Finanza
L’economia italiana rallenta. Una frenata che rende «plausibile» una manovra correttiva da 9miliardi. Il Centro studi Confindustria ieri ha diffuso i nuovi dati: il PII quest’anno salirà dell’1,3% (-0,2 rispetto alle previsioni precedenti) e dell’1,1 nel 2019 (-0,1). A pesare sono i fattori internazionali, come i dazi Usa e le tensioni geopolitiche, che creano incertezza sul futuro degli scambi mondiali, ma anche fattori interni come mostra il rallentamento degli investimenti legato all’avvicinarsi della fine degli incentivi. Dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia arriva l’invito al Governo ad aprire «un confronto serrato quanto prima su contenuti e strategie», a cominciare dalle norme annunciate su contratti a termine e delocalizzazioni. Per Boccia occorre «un confronto per capire le idee degli altri, e poi decidere nel rispetto del primato della polltica». Dal Centro studi di Confindustria arriva anche una sollecitazione per «una proposta italiana» sul futuro dell’Europa. Mentre il ministro degli Affari europei Paolo Savona sollecita l’Ue a cambiare «architettura istituzionale», prima di tutto assegnando alla Bce «obiettivi e strumenti» analoghi a quelli delle altre banche centrali.
Slitta il Decreto lavoro. Slitta il decreto estivo con il pacchetto di norme sul lavoro e le semplificazioni fiscali, il primo del nuovo governo: era atteso al Consiglio dei ministri riunitosi ieri sera, che si è occupato di disinnescare la “miccia” dell’entata in vigore della fattura elettronica per i benzinai. Alla fine il Cdm ha varato un Dl monotematico solo per spostare a fine anno l’avvio dell’e-fattura per la cessione di carburtanti. Rinviata quindi l’ipotesi di un provvedimento più strutturato con anche le misure sul lavoro a termine e per contrastare la delocalizzazione e gli altri interventi di semplificazione annunciati. Ieri per tutta la mattinata si sono svolte riunioni tecniche al Mef sul capitolo “coperture” del Dl, che nell’ultima stesura contiene solo i titoli per i correttivi allo split payment, l’addio anticipato allo spesometro, proprio in attesa di sciogliere il nodo delle risorse. Lo stop al «decreto dignità» – fortemente osteggiato dalle associazioni degli imprenditori, e pochissimo gradito alla Lega – è stato deciso dal ministro dell’Economia Giovanni Tria. Una scelta condivisa e appoggiata dal potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Che durante il Consiglio dei ministri ha ammonito i colleghi a verificare sempre le coperture finanziarie dei provvedimenti.