Tra il 2011 e il 2015, nell`università italiana le matricole sono calate del 6,8%. Ma se al Nord la situazione è più o meno stabile (-0,99%) e registra tendenze in qualche caso spiegabili anche con le dinamiche demografiche, la flessione si concentra quasi integralmente nel Mezzogiorno, dove ha raggiunto il -14,5%, con punte del -40% a Reggio Calabria, del -31% alla Parthenope di Napoli e del -28,1% a Messina, mentre i primi segnali del nuovo anno accademico sembrano in linea con le tendenze generali fin qui riscontrate. Tutti i confronti europei confermano che l`italia continua ad avere meno laureati rispetto ai Paesi “pari grado” della Ue, e che il problema si intensifica a Sud in un circolo vizioso che alimenta i divari strutturali di competitività.
Ma che cosa c`entra tutto questo conl e borse di studio? C`entra parecchio, e per capirlo bisogna dare uno sguardo ad altri due numeri, relativi al grado di copertura del diritto allo studio. Il tema, con una scelta rivelatasi infelice, è stato affidato nel 2001 alle Regioni ed è finito quindi nel vortice dei problemi di bilancio che spesso hanno finito per tagliare le spese considerate dai governatori meno problematiche sul piano politico ed elettorale. In questo panorama il diritto allo studio ha giocato un ruolo da cenerentola, generando il fenomeno tutto italianno degli “idonei non beneficiari”.
In pratica, lo studente fa domanda per ottenere lo sconto parziale o totale delle tasse d`iscrizione, l`ente per il diritto allo studio certifica che l`interessato ha tutte le carte in regola per ottenere l`aiuto ma poi non gli dà un euro perché i soldi non ci sono. La geografia dei buchi del diritto allo studio – qui sta il punto si sovrappone quasi perfettamente a quella dei “deficit” più intensi nelle serie storiche sulle immatricolazioni. Con l`eccezione della Basilicata, dove la copertura è totale, le falle sono enormi e vedono in Sicilia la borsa di studio garantita solo al 32,3% degli studenti che ne avrebbero diritto, mentre in Calabria si arriva al 42,1% e in Sardegna al 56 per cento. Al Nord la copertura più o meno integrale è la regola, ma anche qui c`è l`eccezione rappresentata dal Piemonte.
Nasce da qui la media nazionale, che vede garantire la borsa di studio solo a tre quarti degli studenti “idonei” e di fatto trasforma il “diritto” allo studio in un favore. La morale della favola a questo punto è evidente. Il welfare accademico ha il fiato più corto proprio dove se ne dovrebbe sentire di più il bisogno, perché i redditi medi delle famiglie sono inferiori e la propensione agli studi universitari trova sulla propria strada più ostacoli economici e sociali che altrove.