DI LAURA BERCIOUX
Dopo 20 anni dalla strage, parla il poliziotto Giuseppe De Michele, al processo sull’attentato a Giovanni Falcone e alla scorta: spunta un secondo furgone avvistato nei paraggi dove fu commessa la strage a Falcone e alla scorta e delle minacce avute dal funzionario della Polizia Gioacchino Genchi. I particolari sono stati rivelati in aula dove è indagato ed è accusato di aver di reato connesso al nuovo processo per l’attentato del 23 maggio 1992 davanti alla Corte di Assise di Caltanissetta dove sono imputati i boss Vittorio Tutino, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Salvino Madonia.
Due versioni diverse fornite dal poliziotto quando nella relazione inviata a un suo superiore, affermava di aver visto il giorno prima dell’attentato, un furgone bianco in sosta messo leggermente di traverso sul tratto autostradale Palermo Trapani all’altezza dello svincolo per Capaci. Il furgone aveva delle scritte arancioni simili a quelle della compagnia telefonica SIP. Dopo una settimana il poliziotto viene convocato alla Questura di Palermo. Una seconda versione di De Michele afferma invece che, all’uscita dell’autostrada percorrendo Via Kennedy c’era il furgone Ducato sulla statale di Capaci, e c’erano dieci operai che caricavano scale, senza il segnale dei lavori in corso.
Perché De Michele cambiò versione, versione firmata da lui stesso? Secondo il poliziotto, rispondendo al PM Dodero, “forse non l’avevo letta bene e il sovraintendente che scriveva, non conoscendo i luoghi, riportava male quanto da me riferito”. La verità è che era stato minacciato dal funzionario della Polizia, Gioacchino Genchi, che indagava sulla strage come perito tecnico. “Mi disse – racconta De Michele ai giudici – “O dimentichi ciò che hai visto o ti pigli una pistola e ti spari. Adesso sparisci e non farti vedere mai più”. Rimasi impietrito. Avevo paura. Fu così che, quando resi la seconda relazione, diedi un’altra versione. Pensai che confermare ciò che avevo scritto nella relazione del 26 maggio mi avrebbe portato magari ad essere licenziato, e che quindi la mia carriera in Polizia sarebbe finita”.
Un’altra rivelazione del poliziotto, è quella che rilascia alla convocazione della Dia nel settembre del 2013, dove un funzionario di polizia e un magistrato gli avrebbero chiesto di raccontare del 22 maggio e di quei furgoni e degli uomini che aveva visto: non gli chiesero invece di Genchi. Non fu redatto un verbale durante quell’incontro anche se De Michele afferma di essere stato registrato quel giorno alla Dia.