Maria Tiziana Lemme
Io non ringrazio Roberto Saviano per avere proposto Elena Ferrante al premio Strega, con un libro mediocre , gonfio di errori, alimentando la sua leggenda, che non è.
Io so chi è Elena Ferrante. Possiedo la copia della sua carta d’identità: la sua fotografia, la sua firma sotto. Scrissi tutto su “Il Mattino”, una ventina di anni fa, quando dopo l’uscita de L’amore molesto Ed. E/O Mario Martone ci fece un film, e divenne subito ‘caso’.
Con lui ebbi conferma: era lei.
Ricordo che Mario sbiancò in viso, quando gli sottoposi quella fotocopia, per la prima volta vide il volto di Elena, la firma, che conosceva perché aveva avuto, con lei uno scambio epistolare.
Goffredo Fofi pubblicò l’epistolario che, fra Elena e Mario, stabiliva il carattere dei personaggi del film, ma soprattutto del romanzo: Elena ci teneva a stabilire distanze, e nel carteggio si rivelava passionale, e pure distanziata, vera autrice.
Non è la moglie di Domenico Starnone, come i peggio informati scrivono. Non è marketing. E non è neppure l’ater ego di Fofi, notoriamente misogino.
Elena Ferrante è una scrittrice che ha conservato il solo nome di battesimo, e vuole scrivere, lontana dal resto.
Sinceramente, non so se, come si dice, “ci marcia”. Le ultime sue produzioni letterarie sono modeste, stanche, necessarie, anche se tradotte. Il marketing è Saviano.
Sta diventando una multinazionale.