La sindrome della compravendita impazza, i vertici dei 5 Stelle sono in allarme. Luigi Di Maio ha inviato un sms a tutti i parlamentari, alludendo alle presunte proposte di esponenti di Forza Italia: «Se questa gente vi avvicina, registrate tutto. Vediamo se c’è materiale per la Procura della Repubblica. Daremo una piccola dimostrazione di come funziona l’agente sotto copertura dello spazzacorrotti». Ci sarebbe già persino qualche prova di questo mercato presunto, almeno a sentire Di Maio. In realtà, a quanto dicono i parlamentari, non ci sarebbe stata nessuna profferta di denaro o equivalente. I malumori però sono tanti. Ai dissidenti noti — Paola Nugnes, Virginia La Mura, Elena Fattori, Matteo Mantero e Gregorio De Falco — è arrivato il messaggio dei probiviri, che contesta l’astensione sul voto di fiducia al decreto sicurezza. Una missiva ufficiale nella quale ancora non si prendono provvedimenti, ma si chiedono «chiarimenti». Non è escluso che qualche provvedimento ci sia, in futuro. «Buffonate», le chiama la Fattori. Berlusconi ironizza sulla mossa di Di Maio: ma sì, vada in Procura con i suoi agenti sotto copertura, vediamo che ha scovato. Il problema vero di Di Maio, spiega ai suoi il Cavaliere, è che «i mal di pancia nelle file grilline sono tanti», e soprattutto al Senato, dove i numeri della maggioranza sono incerti, anche una piccola fuga di «dissidenti» o di parlamentari di seconda legislatura che temono per la pagnotta metterebbe in grossi guai il governo gialloverde, già costretto ad arrancare a colpi di fiducia. «I più consapevoli fra loro si stanno rendendo conto innanzitutto di essere al servizio di due-tre persone al massimo e di essere costretti a eseguire solo ordini di scuderia. Quindi sono sempre più a disagio», è il senso del ragionamento berlusconiano. Lo conferma anche il deputato ex M5s Matteo Dall’Osso, recentemente entrato in Forza Italia: a chi gli chiedeva se ci fossero altri pronti a seguirlo, ha risposto: «Si, diciamo che sono meno di 50 ma più di 5». Intanto si apre un altro caso. II restitution day, previsto in questi giorni, slitta a gennaio. La nuova piattaforma di «tirendiconto.it » non è pronta. I parlamentari non riescono a raccapezzarsi sulle regole inviate via mail e così i vertici hanno dovuto rinviare l’evento