A Palermo vertice fra i responsabili della Confagricoltura siciliana ed il neo assessore regionale all’Agricoltura, Nino Caleca. Una riunione particolarmente calda soprattutto dopo la polemica sull’aumento del costo del grano con il rischio di aumenti per la pasta fra il 30 e il 40% nel 2015. C’è poi la crisi del settore, con un pastificio come Tomasello che chiude e “l’embargo” della Barilla sul grano del Sud mentre Divella e altri colossi comprano grano al nord Italia o in Europa.
All’incontro il Presidente di Confagricoltura, Ettore Pottino nel ricordare come il settore siciliano, nonostante le grandi difficoltà causate dalle gravi carenze strutturali ed infrastrutturali riesca a garantire elevati livelli occupazionali con oltre 12 milioni di giornate lavorative annue, ha posto l’attenzione sulla necessità di mettere definitivamente un freno alle spese correnti della Regione che stanno prosciugando anche le poche risorse destinate agli investimenti produttivi
. “Senza imprese vitali ed innovative – ha sottolineato Pottino – non sarà possibile invertire il trend negativo che ha relegato la Sicilia all’ultimo posto in Europa in termini di reddito pro-capite ed indici occupazionali. Solo attraverso la valorizzazione di tutte le risorse che il patrimonio agricolo è in grado di esprimere e riconoscendo ai produttori, anello principale e debole di tutta la filiera agroalimentare, le loro giuste spettanze sarà possibile uscire dal tunnel della crisi. Ha quindi precisato che gli accordi di filiera, per essere condivisi ed apprezzati, non devono far ricadere sulla parte economicamente più debole, il più delle volte gli agricoltori, la copertura dei costi dell’intero ciclo produttivo e commerciale.
In questo senso la Regione potrebbe intervenire – ha suggerito Pottino – con gli strumenti di cui dispone, per garantire una congrua anticipazione a chi fornisce la materia prima senza che questi siano costretti ad indebitarsi o svendere il prodotto per onorare le scadenze delle operazioni creditizie utilizzate per la coltivazione”.
Per i settori produttivi rappresentati all’assessore Caleca il dato che emerge è quello dell’innalzamento dei costi di produzione, delle avversità atmosferiche che per alcuni comparti hanno quasi dimezzato le produzioni, delle emergenze sanitarie come nel recente caso delle api, degli agrumi e della viticoltura, e dell’invasione di prodotti di provenienza extracomunitaria.
Anche il blocco delle esportazioni non è stato d’aiuto, parliamo della Russia a causa dell’embargo europeo, ad avvantaggiarsi sono i Paesi del Nord Africa che hanno preso il posto di quelli comunitari, che godono anche delle agevolazioni tariffarie previste dai tanto contestati accordi in deroga. Accordi contestati perché non sono stati regolamentati i calendari di commercializzazione (nel 99,0% dei casi si sovrappongono a quelli dei prodotti siciliani), non vengono controllati i quantitativi, la loro salubrità ed indennità sanitaria.
L’idea originale emersa è la definizione di un albo regionale del genoma dei prodotti agricoli siciliani al fine di attribuire, con assoluta certezza, l’origine dei prodotti: un tassello importante per aiutare gli organismi competenti nell’espletamento dei controlli sull’origine.
L’assessore Caleca ha precisato che a giorni sarà convocata una riunione del governo regionale dedicata esclusivamente al tema dell’agricoltura, con una proposta di programma, negoziato e condiviso con le organizzazioni di categoria e le parti sociali, che dovrà contenere le linee guida su cui improntare l’azione di governo per i prossimi due anni. Il passaggio innovativo – ha tenuto a precisare Caleca – è che il programma approvato sarà del governo regionale e non dell’assessore pro-tempore. Bisogna favorire un più stretto connubio tra agricoltura e turismo. Per i giovani, il parametro per il loro subentro non sarà esclusivamente quello dell’età anagrafica ma anche quello derivante dalla loro innata capacità nel campo dell’informatica che dovrà essere sfruttata per operare nell’e-commerce sulla rete globale”.