La Sicilia si trova ad affrontare una crisi idrica di proporzioni allarmanti. Oltre un milione di cittadini, quasi un quinto dell’intera popolazione dell’isola, sta per essere colpito da una significativa riduzione delle forniture d’acqua. La crisi, che supera l’ufficialità dei numeri dichiarati da Siciliacque, la società responsabile dell’approvvigionamento idrico, è destinata a toccare 93 Comuni disseminati tra le province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani.

Un nuovo piano di razionamento, che segue quello attuato a inizio anno, prevede un taglio nella portata d’acqua compreso tra il 10% e il 45%, con le riduzioni più drammatiche attese in 15 centri delle provincie di Caltanissetta e Agrigento. Queste misure sono il risultato di un accordo con le autorità regionali e mirano a gestire l’emergenza cercando di bilanciare il bisogno vitale di acqua per la popolazione con la preservazione delle riserve idriche, ormai sotto severa pressione.

La situazione si aggrava mese dopo mese. La scarsità di precipitazioni, unita a problemi strutturali di lunga data degli invasi e alle perdite nella rete idrica, che in alcuni casi sfiorano il 50%, continua a peggiorare. Con il 2023 che si è registrato come il quarto anno consecutivo con piogge inferiori alla media e i primi mesi del nuovo anno segnati da un clima insolitamente secco e caldo, le prospettive sono tutt’altro che rassicuranti. La Sicilia si trova a un punto di svolta critico, dove ogni goccia conta e la risposta alla crisi idrica richiede azioni immediate e strutturali.