“Negli ultimi 10-15 anni le serie tv sono quelle che hanno innovato di più il linguaggio audiovisivo. Questo ha fatto sì che oggi in media dagli Usa arrivano 126 serie ed anche nel nostro Paese se ne producano. Alla fine forse sono 2, 3 o 4 di quelle dove gli elementi della storia ti rimangono dentro. Per chi fa il nostro mestiere questo è l’obiettivo da raggiungere”, così Andrea Scrosati di Sky, presentando a Roma ad una platea di stampa italiana e straniera, “Gomorra. La serie”, una produzione venduta col solo pilot già in 40 paesi nel mondo (tra cui gli Stati Uniti), cosa rara per un’opera italiana. Si tratta di un kolossal in 12 episodi di un’ora, atteso in tv per martedì 6 maggio su Sky Atlantic Hd. Una produzione Sky con Cattleya e Fandango, in collaborazione con La7 (che la manderà in onda free successivamente) ed in associazione con Beta Film, che vede Roberto Saviano, autore del bestseller “Gomorra” (oltre 10 milioni di copie vendute, portato già al cinema da Matteo Garrone), dietro l’elaborazione del soggetto di serie. La scrittura è stata affidata a Stefano Bises (che ha curato anche il coordinamento editoriale), Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi, e Giovanni Bianconi, a cui si sono aggiunti in fase di sceneggiatura Filippo Gravino e Maddalena Ravagli.
Tre i registi che si sono passati il testimone nelle oltre 30 settimane di riprese a Napoli (“Girare a Scampia era inevitabile – osserva Saviano in un’intervista che andrà in onda in uno speciale martedì 29 aprile alle 22.05 su Sky Atlantic Hd -, perché è protagonista, non è una quinta” e dice: “c’è una parte per bene di Scampia che soffre nel vedere raccontare il proprio territorio solo con le pistole. A quella parte, io dico che queste storie, in realtà, portando attenzione su queste contraddizioni, portano risorse per affrontarle. Raccontare ciò è una scelta. Sono orgoglioso di aver portato queste storie molto lontano”): Stefano Sollima (che ha diretto già la serie cult Sky “Romanzo criminale”, venduta in oltre 60 paesi), Francesca Comencini (per la prima volta alle prese con scene d’azione) e Claudio Cupellini. Nel cast attori legati al territorio partenopeo, esordienti che si mischiano a professionisti. Tra questi: Marco D’Amore, Fortunato Cerlino, Maria Pia Calzone, Salvatore Esposito, Marco Palvetti, Domenico Balsamo.
Al centro della serie due famiglie, due clan: quello dei Savastano (con il boss di vecchio stampo Pietro e suo figlio Genny, che sembra inadeguato a succedergli), il più influente del Napoletano, e quello guidato da Salvatore Conte, pronto a tutto pur di prendere il controllo dell’intero territorio. Oltre loro, sono raccontate figure grandi e piccole che combattono la Camorra con gesti di eroismo quotidiano per contrastare il “Sistema” foriero solo di morte. “Nulla di quello che si racconta è costruito dalla fantasia – afferma Saviano nell’intervista dello speciale -. Raccontiamo i meccanismi della realtà, non la semplifichiamo. Non indichiamo soluzioni”. Ed aggiunge: “Il fatto che anche i criminali che raccontiamo abbiano un lato ‘umano’ non è che li renda uomini ‘giusti’”. Saviano ha accolto con favore la serie da subito perché si era reso conto che “erano rimaste fuori tantissime storie”. E Scrosati lascia “aperta la porta anche ad una seconda serie”. Intanto, alla vigilia della messa in onda, lunedì 5 maggio su Sky Cinema Cult Hd, saranno riproposti i cinque corti del Laboratorio Mina su storie dure legate al territorio, realizzati da 25 ragazzi tra i 18 e i 26 anni (già andati in onda ed ora visibili sul sito di Sky) e saranno trasmessi due film dalla stessa impronta, “Là-Bas-Educazione criminale”, esordio alla regia di Guido Lombardi, e “L’intervallo”, di Leonardo Di Costanzo.