“Quel 13 gennaio sono morto in parte anche io”, queste le parole di Schettino che piange e singhiozza dopo aver ascoltato la sentenza e dice “Non è vero che non ho chiesto scusa ma il dolore non va esibito per strumentalizzarlo. Dal 16 gennaio la mia testa è stata offerta con la convinzione errata di salvare interessi economici”. Schettino ha seguito il processo dall’albergo perché aveva la febbre: la sentenza del Tribunale condanna l’ex comandante della Costa Concordia a 16 anni di carcere contro i 26 richiesti. Quanto ai risarcimenti Schettino e Crosta Crociere sono stati condannati in solido a risarcire le parti civili, tra cui la Presidenza del Consiglio, alcuni ministeri, la Protezione civile, la Regione Toscana e il comune di Isola del Giglio. Riconoscimenti riconosciuti come parti civili anche a numerosi superstiti tra cui Domnica Cemortan che dovrà ricevere la somma di 30 mila euro. Per ora Schettino non andrà in carcere, non c’è nessuna misura cautelare perché secondo i giudici esiste solo “un astratto possibile pericolo di fuga e non un concreto rischio in tal senso”.
Ma cosa ha giocato a favore del comandante? E’ stato il suo comportamento assunto durante tutta la fase del processo in cui è stato sempre presente, escludendo l’udienza dell’altro giorno per motivi di salute. Non gli è stato ritirato il passaporto come richiesto dall’accusa. Nel giorno nella tragedia all’isola del Giglio persero la vita 32 persone: il tribunale per la condanna a 16 anni ha cumulato 5 anni per il reato di disastro colposo, 10 anni per gli omicidi plurimi colposi e 1 anno per il reato di abbandono di persone minori o incapaci. Non ha invece riconosciuto, come invece richiesto dalla pubblica accusa, l’aggravante del naufragio colposo e neppure l’aggravante della colpa cosciente per gli omicidi plurimi colposi.