“Il piano di eliminazione dell’epatite C ha subito un durissimo colpo, poiché i reparti ospedalieri più colpiti sono state le infettivologie, molte delle quali sono state e sono tuttora paralizzate dall’emergenza Covid e, seppure l’emergenza si sta decisamente allentando non si riscontrano rapidi riavvii delle attività di avviamenti terapeutici, monitoraggi e sorveglianza dei pazienti con HCV da curare e seguire nel post trattamento. In quest’ottica ritengo indispensabile proseguire con screening congiunti per malati di Hcv e Covid 19 per accelerare i percorsi diagnostici e avviare da subito una discussione sulle normative nazionali che regolano le consulenze mediche video, Whatsapp, sms. E’ auspicabile, infine, che siano creati percorsi COVID nelle strutture ospedaliere del tutto separati (inclusivi di personali adeguato) dai percorsi standard per i pazienti cronici di qualunque patologia. In particolare è fondamentale reclutare infettivologi e gastroenterologi a sostegno di tali percorsi separati e non utilizzare il personali già impegnato quotidianamente nella gestione dei milioni di cittadini affetti da patologie croniche invalidanti e spesso molto serie”. Lo ha dichiarato Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, intervenendo alla Prima web conference su Epatite C dell’Alleanza contro l’epatite.
“Un numero elevatissimo di prestazioni del SSN per pazienti con epatite C guariti e viremici, e malattie di fegato – ha proseguito la deputata di Italia Viva – come visite di controllo, visite di monitoraggio, ecografie ed anche interventi chirurgici sono state rimandate, spesso a data da destinarsi causa chiusura o riduzione delle attività ambulatoriali. Non sono state chiaramente definite ma soprattutto recepite e implementate le prestazioni indifferibili e cioè quelle che devono essere svolte obbligatoriamente poiché l’assenza di controlli, visite, interventi, avviamenti terapeutici può causare peggioramenti di salute talvolta improvvisi e irreparabili. Dobbiamo agire presto e bene per evitare di fare pericolosi passi indietro nella lotta all’epatite C”.