Scrive Repubblica: una lite in un bar, la scintilla che ha fatto scoppiare la rivolta. Il titolare del locale ha sparato alle gambe di due immigrati e la comunità è intervenuta in loro difesa, cercando di farsi giustizia. Cinquanta extracomunitari si sono riversati a Pescopagano, una frazione di Castel Volturno — dove sei anni fa i killer dei boss casalesi uccisero sette africani — mettendo il quartiere a ferro e fuoco. In risposta alla sparatoria, il gruppo ha incendiato il furgone del titolare del bar Torino, dove la rissa era cominciata e un’altra auto, poi la reazione di massa è
proseguita nel gabbiotto della vigilanza che lavora per l’autore del ferimento: hanno lanciato pietre contro l’edificio, all’interno e sul retro del quale erano depositate bombole di gas che sono esplose una dopo l’altra. Due i fermati dalla polizia.
Tutto è nato da una rissa all’interno del locale mentre alcuni guardavano la partita. Stranieri e italiani che sono venuti quasi alle mani, mentre volavano gli insulti al termine di una giornata che doveva essere dedicata al riposo dal duro lavoro stagionale nei campi. Sconosciuto il motivo del diverbio. Il titolare del caffè ha estratto la pistola e ha sparato due colpi ferendo alle gambe due degli immigrati presenti nel locale.
Immediata la risposta della comunità africana: si sono precipitati tutti fuori dove li hanno raggiunti altri connazionali e insieme hanno preso di mira il furgone del titolare, dando fuoco ai veicoli. La protesta è proseguita nei pressi del gabbiotto della vigilanza di un parco a 500 metri
dal bar: pare che all’interno ci fossero delle persone, che sono però riuscite a mettersi in salvo prima che i colpi dei sassi facessero saltare in aria le bombole. Numerose le esplosioni sentite dal vicinato. «Una piccola guerra civile annunciata », dice il sindaco di
Castel Volturno, Dimitri Russo, che era sul posto e cosi definisce gli episodi di ieri sera. «Pescopagano è una delle tante zone di Castel Volturno con 1*80 per cento di immigrati e il 20 di italiani. Una situazione esplosiva, siamo ai limiti della vita civile: ci sono oltre 15 mila extracomunitari su una popolazione dì 25 mila persone. Vivono in condizioni pietose, in case abbandonate che occupano con igiene precaria. Non sono sorpreso, si sapeva che prima o poi sarebbe successo. Qui è impossibile qualsiasi forma di integrazione: le istituzioni non ci sono. Abbiamo soltanto 14 vigili urbani su 72 chilometri di territorio ».