Nel decreto Pa spunta il riordino delle tasse automobilistiche: via l’imposta sui passaggi dell’usato, rincaro del bollo fino al 12% per il 2015, addio al superbollo per le auto potenti. Sulla Pa vincoli “leggeri” al turn over e mobilità entro 100 km. L’operazione sul fronte tributario è chiara – scrivono Maurizio Caprino e Davide Colombo a pagina 7 del Sole 24 Ore – : cogliere l’occasione dello svuotamento delle Province per eliminare l’Ipt, imposta provinciale di trascrizione, che grava sia sul nuovo che sull’usato. A vantaggio di un nuovo tributo, che andrà alle Regioni e alle Province autonome: l’imposta regionale di immatricolazione (Iri) che graverà solo sugli acquisti del nuovo, in una misura che verrà stabilita con decreto ministeriale e sarà suscettibile (come l’Ipt) a variazioni locali fino al 30% sulle tariffe nazionali. Il passaggio all’Iri dovrebbe avvenire nel corso del 2015.
Quindi le Regioni perderebbero la parte di gettito relativa ai primi mesi dell’anno. È prevista la possibilità di recuperare sul bollo auto, aumentando dal 10% al 12% (per il solo 2015) la quota di rincaro che ogni Regione può deliberare ogni anno rispetto alle tariffe nazionali. Viene anche abolito il superbollo, la sovrattassa di proprietà sulle auto potenti. (….) Salta il doppio criterio del computo delle persone e della spesa nei vincoli al turn over previsto da qui al 2018, anno in cui si tornerebbe al ricambio fisiologico. Con la conseguenza che il decalage del 20%, 40%, 60% e 100% sui limiti di spesa annuale potrà ora consentire, ad esempio, l’assunzione di più di un funzionario se si pensionano dei dirigenti. Ipotesi del resto fissata nelle stesse norme del decreto laddove si bloccano i concorsi per dirigenti nel biennio 2014-2015 per assorbire le graduatorie aperte e utilizzare i risparmi conseguenti, appunto, per il reclutamento di giovani funzionari. (…) Le altre misure non cambiano: part-time agevolati e abolizione del trattenimento in servizio, con la clausola della proroga dei contratti in corso fino al 31 ottobre. Su quest’ultima ipotesi, che ha un impatto particolare sui professori universitari e le toghe, ieri s’è espressa la Corte dei conti, paventando in una nota il rischio di vuoti di organico ‘ingestibili’ nella magistratura contabile.
Il testo prevede anche il divieto incarichi dirigenziali o cariche in organi delle amministrazioni del personale andato in pensione. In caso di esuberi legati a riorganizzazioni delle amministrazioni, invece, si prevede che in assenza di modalità condivise con i sindacati, la Pa proceda alla risoluzione unilaterale, senza possibilità di sostituzione, del rapporto di lavoro ‘di coloro che entro il biennio successivo maturano il diritto all’accesso alla pensione, con conseguente corresponsione del trattamento’. Sempre per gli addetti in esubero sono anche previsti possibili demansionamenti ‘per ampliare le occasioni di ricollocazione’. Sul fronte delle razionalizzazioni si definisce l’incandidabilità dei componenti di tutte le Authority ad altro incarico in una seconda Authority una volta scaduta il mandato.
Prevista poi la gestione unitaria di una serie di servizi comuni alle medesime Authority, una gestione condivisa che porterà nel 2015 a risparmi del 10% sulla spesa sostenuta l’anno scorso; mentre l’Anticorruzione perde le competenze sulla valutazione della performance, trasferite a Funzione pubblica, e mantiene quelle sulla trasparenza. Confermata l’unificazione delle scuole di formazione ad una sola, la Scuola nazionale dell’amministrazione, con un risparmio del 20% delle risorse stanziate per le diverse attività di formazione”.