Perchè scandalizzarsi: i tempi della politica nell’era di internet e di tweet sono estremamente brevi. Nel terzo millennio l’unità di tempo è il battito della farfalla: il telefono fisso di mia madre ha funzionato per quaranta anni, uno smartphone ora se ti va bene ti dura due anni. La politica, quella nuova, è così.
Tre mesi fa Matteo Salvini diceva che voleva solo le elezioni. Due mesi fa che magari avrebbe potuto astenersi su Draghi. Poi, invece, ha annunciato che la Lega entrerà al governo, non porrà veti né li accetterà (tradotto: se Conte sarà al governo ci sarà anche lui, o entrambi fuori) e vorrà dei ministri del Carroccio dentro. Uno, due e tre mosse, e il Pd è andato in tilt, non tutto ma gli eredi del Pci, dei Pds, dei Ds sì. «Se la Lega deciderà di far parte del governo Draghi – scommetteva una settimana fa, Matteo Renzi – nel Pd scoppierà il panico». E ora il nuovo cambio di scena, con l’astensione della Lega sui provvedimenti di Draghi relativi alle riaperture. Il premier fa sapere che non capisce. Ma la verità è che la politica ai tempi dei tweet ubbidisce a logiche che poco o nulla hanno a che fare con la vita reale e i problemi della gente. E’ solo una questione di potere. Anzi, di social.