
Un altro lutto nella famiglia di Giuseppe Mango, cantautore scomparso per infarto domenica sera durante un concerto a Policoro, in provincia di Matera. Questa mattina è deceduto il fratello maggiore Giovanni, 75 anni, muratore in pensione, che si è sentito male mentre andava a dare l’ultimo saluto al fratello. E’ stato trasportato all’ospedale locale dove è giunto già privo di vita. La causa potrebbe essere un infarto. Intanto, sono confermati per domani i funerali del cantautore a Lagonegro ed Ãèindetto il lutto cittadino.
di LAURA BERCIOUX
Mango ieri, durante un concerto, è andato via da questo mondo terreno cantando la sua straordinaria canzone “Oro”: ha chiesto scusa al suo pubblico e si è accasciato sul palco. A 60 anni ci lascia una delle più belle voci italiane. Il ricordo e il pensiero di Federico Vacalebre, raffinato critico musicale, produttore e giornalista del Il Mattino.
Come ricorda Mango?
“Pino era una persona dolce e amabile come la sua voce. La retorica del giorno dopo non mi piace: in Italia si scoprono gli artisti, gli affetti, gli amori solo il giorno dopo. Sono da sempre stato convinto, e gli articoli che ho scritto lo dimostrano, che Pino fosse una delle più belle voci del pop italiano. Il suo falsetto naturale o mezzo falsetto che dir si voglia è un’anomalia. Non credo che Pino fosse un poeta. Non lo era perché era una voce. Cercava le sue parole di volta in volta nelle cose che gli scrivevano Mogol, Panella, Alberto Salerno. Era molto orgoglioso per il fatto di aver messo insieme Mogol e Panella, i due estremi della produzione battistiana. Pino era una straordinaria voce, forse ingabbiata dal pop italiano, il suo punto di riferimento era Peter Gabriel, i suoi gruppi preferiti i Blue Nail. Aveva la stessa band degli anni d’oro: la gran parte della struttura era formata da un gruppo napoletano-potentino degli anni ’80 che si chiamava Little Italy, innamorati dei ritmi complessi, delle armonie progredite del funk isterico. Era uno strano alieno nel pop italiano. Era più importante come cantava di cosa cantava”.
Mango negli ultimi anni non era sempre in copertina. Perché?
“A 60 anni non è detto che si debba essere in vetrina. Nel senso che, dagli anni 90 in poi, Pino non aveva più cercato la sintonia con il gusto popolare. Lei verrà, Bella d’estate, Oro Mediterraneo, sono magie in sintonia con il gusto del pubblico. Sono melodie elettroniche, dolci, sporcate di mediterraneo, di world music. Per lui, come per un’altra strepitosa voce, forse l’unica con cui potesse competere nella sua categoria, quella di Eduardo De Crescenzo, non hanno creato e trovato canzoni da cantare. Forse non le hanno cercate. Ma soprattutto erano pronti per fare altro, degli album importanti e belli”
Mango e Sanremo, qual è stato il rapporto?
“Pino è tornato sette volte a Sanremo. A parte Lei verrà, pur avendo vinto il Premio della critica nel 1985 non è arrivato con canzoni che hanno lasciato il segno. Il pubblico è stranamente sovrano. Le lamentele di questi giorni servono a poco. Quando ha voluto essere al centro dell’attenzione, quando aveva canzoni da proporre al suo pubblico, lo ha sempre fatto. Non credo che si debba chiedere a un cantante di essere sempre il numero uno”.
Mango amava molto Napoli?
“Ricordo una Luna Rossa televisiva con Morandi, Nino D’Angelo e Lucio Dalla. Ricordo le serate quando Pino cantava le canzoni napoletane: era innamorato della canzone napoletana, fino ad aver rischiato di scriverne una sua. Mango era un’anomalia nel mondo del pop italiano: non era un cantautore puro, non voleva, negli anni dell’impegno, cantare cose particolarmente importanti, aveva una strepitosa sintonia compositiva con il fratello Armando e un gruppo intorno a sé che era una sorte di famiglia. Era stato molto tempo a Napoli perché era convinto che Napoli fosse la capitale del Mediterraneo. Insomma mi piacerebbe soprattutto adesso che non c’è più che, invece di dire “la Rondine è volata via” o altre cose del genere, si riflettesse sulla singolare carriera di un uomo il cui successo inizia esattamente 30 anni fa con una canzone che si chiama “Oro” e che è scomparso intonando oro. E’ scomparso sul palco e vicino a sè aveva Laura Valente, che si era esibita prima di lui e che aveva conosciuto in sala esattamente quando incideva Oro: è buffo, è una storia. Non so se è bello morire sul palco o aver diffuso quel video, che ho guardato. Anche queste polemiche sono stucchevoli. Nel mondo della realtà virtuale, quello che conta è che una delle più belle voci della canzone italiana non ci sia più. Bisognerebbe chiedere a tutti quelli che parlano di Mango, se hanno mai comprato un suo disco. Mango è stato, in altri tempi, il re delle musicassette perché veniva ascoltato in viaggio, in auto. Il suo non era un pubblico snob ma era fatto di persone capaci di sciogliersi dietro a una voce. Si dice sempre che, con la sua voce, poteva cantare di tutto: io con la sua voce gli ho visto cantare di tutto e dare un segno e un sogno a tutto quello che cantava”.
Buonasera Sig. Vacalebre,
ho letto l’articolo e l’intervista che le e’ stata fatta.
Le faccio i miei complimenti!
Obiettivo, adeguato, professionale, umano, ma soprattutto amante e ammiratore delle bellezze cilentane.
Buon lavoro!