Speranza e responsabilità. Matteo Renzi si presenta, all’indomani del voto europeo, forte di oltre il 40% di consensi ottenuti dal Pd. Un risultato inedito, che gli fa dire: “L’Italia c’è ed è più forte delle paure che la attraversano, ed è in grado di incidere in Europa”. Per usare una metafora calcistica, “nel derby tra rabbia e speranza gli italiani hanno scelto di dare alla speranza il doppio dei voti che alla rabbia”. C’è “un’Italia profonda – ha aggiunto – che non si rassegna”. E ripete: “Questo risultato non è un referendum sul governo, non lo considero un voto su di me. È un voto di speranza straordinaria di un paese che ha tutte le condizioni per cambiare” e “non possiamo permettere a nessuno di cancellare dal vocabolario della politica la parola speranza”. Quindi Renzi riparte all’attacco: non è il momento di festeggiare – pur giustissimo – ma di rimboccarsi le maniche “umilmente”: “è il momento di rimettersi immediatamente al lavoro” e di fare le riforme “in tempi ancora più veloci di quelli che abbiamo immaginato”. È il tempo della responsabilità: “Siamo stati chiamati a uno straordinario compito di fare le riforme. Ora in nessun palazzo c’è spazio per alibi e rinvii”. Insomma – sintetizza rispondendo a una domanda – “la rottamazione può iniziare”.
Rispetto per gli avversari, primo fra tutti Beppe Grillo, leader di quel Movimento 5 Stelle “doppiato” dai democrat. Al quale tende comunque la mano: “Le regole si scrivono tutti insieme. Se gli uomini di buona volontà del M5S portassero il loro contributo sarebbero ascoltati”. Renzi chiede “rispetto” per gli elettori che non hanno scelto il Pd, con una sottolineatura che è anche una frecciata: “Siamo stati spesso penalizzati da un atteggiamento di superiorità che avevamo prima di elezioni che pensavamo di vincere e poi perdevamo”. Ringrazia “gli alleati di governo Ncd e Udc”, con i quali – assicura – “continuiamo ad avere stessa impostazione al governo” benché abbiano superato appena la soglia del 4%. Quanto a Forza Italia, ferma sotto il 17%, “resta un pezzo importante del nostro Paese”, ma “ha commesso l’errore di non valorizzare abbastanza il suo apporto alle riforme per colpa di certi consiglieri”. Per il resto la Lega Nord va oltre il 6%, e appena oltre il quorum L’altra Europa con Tsipras. Non ce la fanno invece Fratelli d’Italia-AN al 3,6% e, più distante, Scelta europea, la formazione guidata da Scelta civica, che non raggiunge l’1%.
Manca poco più di un mese all’1 luglio, inizio della presidenza italiana dell’Ue. All’appuntamento – dice Renzi – “vogliamo arrivare con grande responsabilità e con grande decisione perché l’Italia sia libera e non più follower”. L’Italia “deve abbassare i toni e alzare le ambizioni ma per produrre cambiamenti in Europa deve prima cambiare se stessa”. Insomma, “dobbiamo metterci subito al lavoro”. Non si tratta di esportare l’“effetto Renzi”, espressione che “mi sembra una malattia” liquida l’interessato. Il presidente del Consiglio torna continuamente a un punto: “Le riforme non solo non si fermano ma vanno avanti”, “non sono un optional ma un dovere”. E incalza: “Vogliamo rispettare le scadenze. Vogliamo portare a casa le riforme che ho annunciato quando ho ricevuto l’incarico dal presidente della Repubblica” ha risposto a chi gli chiedeva se il Pd punterà alle elezioni anticipate. In Europa il tentativo sarà di “trovare una terza via tra populisti e restauratori”. Guardando ai risultati d’oltralpe, con la vittoria dei nazionalisti in Francia e della Cdu di Angela Merkel in Germania, Renzi ha infine commentato: “Non immagino un asse Germania-Italia contro la Francia come nessuno immaginava un asse Germania-Francia contro l’Italia. Dobbiamo uscirne tutti insieme, nessuno si salva da solo”.