A rileggere le dichiarazioni degli esponenti del Pd sul referendum, “se vincesse il no il paese rischierebbe l’instabilità e la paralisi”, non si può fare a meno di notare come queste due sciagure siano proprie quelle che oggi lacerano il Pd. Prima la scissione, poi le indagini sull’affare Consip e infine la caduta: il Pd ha perso lo scettro di primo partito in favore del M5S. Su Repubblica il sondaggio dell’Atlante politico di Demos mostra come referendum e dimissioni di Renzi abbiano fatto perdere oltre il 2% al Pd. Ancora una volta, anticipatori rispetto ai dati dei sondaggi, troviamo i numeri del web che da mesi ci raccontano la storia della rottamazione online di Matteo Renzi. Sia in occasione della direzione del 13 febbraio che in quello dell’Assemblea, dove si è consumato lo strappo con la minoranza, abbiamo rilevato come sulla rete fosse montato un sentimento anti Renzi, che evidenziava un crollo della sua reputazione online. L’ex premier è in forte emorragia di consenso digitale dal giorno del post referendum: perso lo scettro di Palazzo Chigi, Matteo Renzi ha perso anche la brillantezza della web star capace di influenzare gli umori della rete.
La perdita della sua capacità di essere al centro del dibattito pubblico online è certificato da Google trend, lo strumento che misura il volume di attrattività di un argomento sulla rete. Prima del referendum Matteo Renzi era più cercato rispetto ai suoi due principali avversari Beppe Grillo e Matteo Salvini. Dal giorno dopo la data del referendum si nota un’evidente flessione nella curiosità della rete rispetto all’ex primo ministro. Negli ultimi 90 giorni Beppe Grillo (volume medio di ricerche pari a 8) ha superato gli avversari suscitando maggiore attrazione di Renzi (volume pari a 6). Oltre a perdere il primato di personaggio politico più ricercato in rete abbiamo registrato una forte impennata di query come “Tiziano Renzi” e “Dimissioni Renzi” tra le frasi più associate alle ricerche sull’ex premier.
Anche su twitter possiamo rilevare una notevole flessione di Matteo Renzi: nonostante rimanga il politico più popolare su questo social media, la sentiment degli utenti sul suo conto è rivelatrice di una crepa con i suoi oltre 2,88 mln di follower. Per capire l’umore interno alla twitter-sfera basta vedere come l’hashtag più ricorrente nelle citazioni sull’ex premier sia #8000esiliatifaseb, uno slogan utilizzato dai docenti precari per criticare una delle leggi più volute da Renzi, quella sulla “buona scuola”. Se Matteo Renzi sembra essere in frenata di popolarità su twitter è su facebook però che si apre una ferita molto profonda, che rischia davvero di relegarlo a spazi di consenso minoritari. Da molti mesi la caduta della sua popolarità (1.054.012 fan) è certificata dal sorpasso dei vari Matteo Salvini (1.773.464 fan) e Alessandro Di Battista (1.326.269 fan). Considerando che il politico italiano più popolare su facebook è Beppe Grillo (1.989.107 fan), possiamo affermare come Matteo Renzi sia addirittura fuori dal podio dei personaggi politici più influenti su questo social. La debacle di Renzi su facebook è figlia della mancanza di una community online che sia in grado di riunirsi intorno ai temi più forti del “renzismo”. A parte le fan page ufficiali lanciate per il referendum (Basta un sì e In Cammino) mancano infatti dei gruppi che alimentino in maniera spontanea la loro popolarità su temi cari al renzismo.
Se guardiamo al caso Salvini possiamo vedere come su facebook nel tempo siano nate tante e influenti pagine che si rifanno ai temi legati all’immigrazione e alla retorica del “prima gli italiani”. L’indotto che queste fanpage portano a Matteo Salvini in termini di coinvolgimento con gli elettori digitali è molto alto. La popolarità di questi gruppi oltrepassa quota 727 mila seguaci, dato che supera, per fare un confronto, quello ottenuto dalla fan page ufficiale del Messaggero (659 mila) e si avvicina a quello della Stampa (oltre 1 milione). Discorso molto simile avviene in casa 5 stelle che riesce a pescare molto bene in un bacino di oltre 2600 pagine facebook alimentate da gruppi sostenitori delle teorie complottiste. Tra queste fanpage non ufficiali, ma comunque legate alle community del movimento, ce ne sono alcune (Tze Tze, La Cosa, L’Onesto, Politici Corrotti) che generano un livello di interazione pari a quello del Corriere della sera.