Lo showdown previsto dai retroscenisti più spericolati non si è verificato. Ma la riunione della Direzione del Pd ha ugualmente fornito l’occasione per un significativo botta e risposta tra Matteo Renzi ed Enrico Letta. Il segretario Pd ha ribadito il suo punto di vista sulla necessità che il governo guidato da Letta agisca con più dinamismo per il bene del paese. E, dicendo di voler giocare “a carte scoperte”, ha avvisato che, se ci son ostati problemi per l’esecutivo, le insidie non sono venute dal Nazareno. Su questo punto, Letta non ha controbattuto. Ma ha lasciato il segno la richiesta di “gioco di squadra” fatta a più riprese dal premier. Poi, nella replica, il segretario ha dato appuntamento al 20 febbraio per chi volesse “cambiare schema”. “Io – ha detto – sto allo schema che ci pone il presidente del Consiglio, sto sullo schema dell’aprile del 2013. Si diceva 18 mesi, ne mancano 8. Se qualcuno vuole cambiare schema, se il presidente del Consiglio vuole assumersi questa responsabilità o se qualcuno nella direzione vuole proporre altre cose, io non ho alcun problema. Mantenendo l’appuntamento del 13 sull’Europa, si può affrontare nella direzione del 20 febbraio il tema dell’esecutivo, posticipando la riflessione sul Jobs Act”.
Renzi non si sbilancia su un rimpasto nell’esecutivo e lascia il giudizio sull’opportunità di cambiare la squadra a Enrico Letta. “Il giudizio sul governo spetta al presidente del Consiglio – afferma il segretario alla direzione del Pd -. Se ritiene che le cose vadano bene così, vada avanti. Se ritiene che ci siano delle modifiche da fare, affronti il problema nelle sedi istituzionali e giochiamo a carte scoperte”. Ma una cosa al leader democratico preme sottolineare, ovvero che “se ci sono stati dei problemi in questi mesi, non li ha creati il Pd: non abbiamo mai fatto mancare il nostro appoggio. La nostra fiducia è stata costante. E aggiungo che ho discusso in modo acceso con Fassina sul fatto che il Pd non dovesse chiedere un rimpasto, perché penso che l’idea che il giorno dopo aver vinto il congresso si chieda un governo più vicino a sé, sia un meccanismo da Prima repubblica”.
Renzi ha poi ribadito il proprio favore alla riforma elettorale: “Vorrei dire a chi coi sondaggi spiega che con l’Italicum vincerebbe le elezioni Berlusconi, che le elezioni si vincono o si perdono se si hanno i voti, non se si cambia sistema elettorale. Se poi, 20 anni dopo fossimo battuti da un’alleanza tra Casini, Bossi e Berlusconi, il problema ce l’abbiamo noi”. Piuttosto Renzi si dice convinto che uno schema del centrodestra vecchia maniera, “20 anni dopo ci avvantaggerebbe”.
Ma il leader democratico ne ha anche per il Movimento cinque stelle (“l’innalzamento dei toni che Grillo e Casaleggio hanno deciso deve far riflettere) e i parlamentari del M5S, definiti “prigionieri politici imprigionati dentro il blog”. Per Renzi, infatti, “l’escalation è legata al fatto che il Parlamento ha cominciato a produrre risultati che tolgono la terra sotto i piedi ai movimenti della protesta”. Il segretario non risparmia comunque un mea culpa sulle aperture rivolte ai grillini: “Forse ho sbagliato a rivolgermi ai parlamentari di cinque stelle in modo comprensivo”. A ogni modo, dopo le primarie l’imperativo per il Partito democratico resta quello di “far di tutto per accelerare le riforme”. Un punto sul quale Renzi si dice intenzionato “ad andare avanti come un metronomo”. Intanto, sempre sul fronte “interno”, giovedì è prevista un’altra riunione della Direzione, che sarà tutta incentrata sulla collocazione europea degli eurodeputati che saranno elette nelle liste del Pd: “Stiamo cercando di portare tutto il Pse sulla posizione di cambiare il nome in ‘Partito dei socialisti e democratici europei’”.
Nel suo intervento, Letta ha scandito: “Se siamo tutti qui è perché vogliamo stare nella storia. E ci stiamo, se stiamo tutti insieme. La nostra differenza rispetto a Grillo e ai grillini è che pensiamo che i partiti abbiano un senso perché noi siamo una comunità. La mia disponibilità a lavorare perché la comunità vinca, in squadra, c’è tutta, totale”. Il capo dell’esecutivo è stato tranciante su un punto: Per il governo “galleggiare non è possibile. Tutto voglio tranne che questo. Anzi, penso che dobbiamo aggredire i problemi con grande forza e grande efficacia”. Quanto alle riforme, in particolare a quella elettorale, “quello che succederà la prossima settimana alla Camera sarà un passaggio decisivo, determinerà se queste riforme si possono fare e bene”, ha detto Letta. Sulla chiave di lettura fornita da Renzi per spiegare il caos innescato dal Movimento 5 Stelle Letta si è detto d’accordo: “Appena è partito un percorso di riforme efficace loro si sono messi di traverso”. Infine, a proposito della collocazione internazionale del Pd, “in Europa – ha detto Letta – noi dobbiamo stare nel campo dei socialisti e democratici, e dobbiamo stare nella cabina di comando, non sulla porta. È una scelta non semplice, ma la sostengo. Al di fuori delle due grandi famiglie politiche europee, non si conta nulla”.