di Simona D’Albora
“Gli scavi non sono dentro, sono fuori” protestano i cittadini di Pompei, protestano per lo stato di abbandono in cui versa la loro cittadina. Pompei, un comune di quasi 26 mila abitanti, la maggior parte di loro vive di turismo, quel turismo, croce e delizia. Croce perché con la crisi Pompei è diventata solo una tappa veloce, giusto il tempo della visita agli scavi, delizia perché l’antica colonia, divenuta poi a tutti gli effetti cittadina romana, è conosciuta in tutto il mondo e da tutto il mondo vengono ad ammirarla. Ma l’ammirazione conta poco quando la cornice di uno dei luoghi più visitati del mondo è desolante, com’è desolante la crisi che sta attraversando l’intero Paese. Gli anziani lamentano la totale assenza delle politiche sociali, nessun parco giochi per i bambini, nessun centro ricreativo per chi è in pensione, Istituzioni assenti.
Sono loro, i cittadini di questa Pompei dimenticata, che sono venuti a protestare davanti all’entrata degli scavi per chiedere al Governo e all’amministrazione comunale di non essere più trattati come invisibili. Come pure sono venuti a protestare i lavoratori dell’Auchan, il grande centro commerciale alle porte di Pompei che sta procedendo al taglio di 300 unità lavorative, chiedono di non essere lasciati in mezzo alla strada, e la rabbia è tanta e a loro non è stato permesso avvicinarsi al premier. Pompei, come il resto del Paese, è ancora stretta nella morsa della recessione, si sbriciola come si stanno sbriciolando gli scavi. Il nervosismo si palpa nell’aria, tra chi non crede più alle promesse di Renzi, sentendosi tradito.
Oggi il premier si è detto estasiato dalla bellezza di Pompei promettendo che il futuro dell’Italia è nella cultura. C’è chi ha colto in queste parole un segno di speranza, una novità, eppure Pompei, Ercolano, Oplonti, come l’antro della Sibilla, Paestum, la certosa di Padula, cono lì da secoli e troppe volte i cittadini si sono sentiti fare la stessa promessa da Presidenti del Consiglio e ministri dei Beni Culturali. Ad oggi rimangono solo quei fondi europei da spendere entro il 2015, pena la perdita del finanziamento per il restauro e la conservazione di quegli scavi che si stanno sgretolando sotto gli occhi dei turisti.