– La tensione, nelle sale operative, è in aumento. I trader, professionisti o meno, stanotte da una parte saranno pronti a cogliere le prime proiezioni sul voto referendario in Italia; e, dall’altra, guarderanno i terminali per captare eventuali reazioni dei mercati. In primis di quelli asiatici. Il tutto per impostare, senza dimenticare le elezioni presidenziali in Austria, le mosse da attuarsi domani mattina. In avvio di contrattazioni in Europa. Al centro della scena, come sempre più spesso nel recente passato, il duetto tra voto popolare e mercati. Un connubio che, per l’appunto, crea apprensione. E questo nonostante che, come hanno mostrato la Brexit e la vittoria di Donald Trump, l’avverarsi dell’esito meno gradito ai listini non implichi necessariamente l’«Armageddon». Ciò detto: l’attesa è finita. Domani, dopo che il «ricatto» della paura sul risultato «nefasto» ha spinto la speculazione a Piazza Affari, si saprà l’esito delle urne. E gli investitori faranno le loro mosse. Già, le loro mosse. Ma quali gli scenari su cui le sale di trading e le banche d’affari hanno preparato le strategie? Le ipotesi sono tre. La prima prevede la vittoria del «sì». La seconda, invece, stima che prevalga il «no» con minimo scarto (il cosiddetto «Soft no»). Infine la terza: la riforma costituzionale viene bocciata a larga maggioranza («Hard no»). Gli operatori, salvo rare eccezioni, hanno assegnato a ciascuno scenario una determinata probabilità. La valutazione, a ben vedere, significa nulla. Non solo perché i sondaggi hanno dimostrato di non essere attendibili. Bensì anche perché la percentuale di indecisi è elevata. E lunedì, all’Eurogruppo di Bruxelles, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan dovrà giustificare come mai l’Italia intende attuare per il 2017 una manovra di bilancio espansiva (+0,6% di deficit strutturale) invece che restrittiva (-0,5%) come la regola generale del Patto di stabilità prevederebbe. Nel frattempo, che starà accadendo sui mercati? Una vittoria di misura del «no», conforme agli ultimi sondaggi noti, non dovrebbe agitarli troppo. Rischiosi sarebbero risultati capaci di provocare maggiore instabilità politica, come un «no» travolgente o un «si» dovuto al solo voto degli italiani all’estero. Un «si» netto invece spingerebbe al rialzo. La simultanea possibile vittoria dell’estrema destra nelle presidenziali austriache può accrescere la fragilità. Contro assalti al ribasso sui titoli di Stato, la Bce temporaneamente concentrerebbe sull’Italia gli acquisti del suo «quantitative easing». In Borsa, la Consob è all’erta per vietare vendite allo scoperto sui titoli azionari (di banche) più esposti.