Anno dopo anno, il format dell’Arte che cura ha conquistato l’attenzione della collettività partenopea. Lo dimostrano i numeri della quarta edizione. Partita al Pan con una settimana di eventi che ha raccolto seicento presenze per 15 workshop (duecento persone alla inaugurazione del 23 novembre) e nove concorsi a cui hanno partecipato in trecentocinquanta, il Festival ha raccolto oltre duecentomila visualizzazioni su Facebook. Inoltre centosessantacinque finalisti si contenderanno 41 borse di studio dal valore di 1250 euro, in una serata finale prevista per il 21 dicembre (di nuovo al Pan o forse in un’altra location se sarà necessario a causa dell’afflusso di pubblico) presentata da Red Ronnie. Parla lo psicoterapeuta Massimo Doriani, presidente della Accademia Imago e ideatore dell’evento che vedrà il 7 dicembre al Circolo Ufficiali della Marina Militare un confronto sul tema Arte e impresa. Vi partecipano alcune eccellenze imprenditoriali del nostro territorio, ossia Getra Graded e Optima. Chiamate a raccontare i percorsi aziendali improntatiai processi creativi che hanno consentito di conquistare posizioni nei marcati di riferimento e di eccellere in un contesto competitivo molto difficile. “Se sono state così capaci a stimolare innovazioni tecnologiche e organizzative dentro le mura aziendali – insiste Doriani – è perché queste aziende, come altre, sono campioni del cambiamento e anticipatrici del futuro. E quindi potrebbero essere ben capaci di stimolare la trasformazione della città e la crescita della comunità nella quale sono inserite come fattori propulsivi di sviluppo”.

E’ un manifesto politico questo?

Stiamo attraversando una fase di grande trasformazione anche nella partecipazione politica. I partiti e i movimenti nascono e muoiono in cicli che sono sempre più rapidi ed effimeri. La sensazione è quella di grande fluidità, troppa. Nella liquidità del sociale contemporaneo, tuttavia, le imprese sono realtà agglutinanti. Sono grumi capaci di produrre il tessuto connettivo che manca, senza il quale le istituzioni della politica restano realtà distanti, se non francamente ostili.

Psicodramma, videodramma, bioenergetica, scrittura, fotografia, pittura, musicoterapia… Sono alcuni dei quindici laboratori esperienziali della Festival dell’arte e del benessere che lei ha ideato e che quest’anno giunge alla quarta edizione. Qual significato essi detengono sul piano sociale?

La manifestazione si avvale di un approccio che si basa sulla visione dell’arte come protagonista della vita sociale. Ed è il momento in cui il nostro sodalizio, raccolto intorno alla Accademia Imago, cerca la massima condivisione con la città, promuovendo un insieme articolato e composito di momenti culturali, accompagnato da convegni, seminari, stage, mostre, concorsi. I laboratori inoltre offrono a tutti l’occasione per sperimentare in prima persona, gratuitamente, gli elementi basici che concorrono una formazione completa in materia di arteterapia.

Al centro della rassegna c’è quindi l’arte intesa non solo come capacità estetica, ma come occasione di espressione della creatività?

Sì quel percorso creativo capace di suscitare una trasformazione nel profondo e che infine porta al benessere. Perché dall’arte si può ricavare una funzione terapeutica, che è connessa allo svolgersi di un percorso creativo, attraverso le emozioni che esso suscita affiancate a tecniche educative e terapeutiche scientifiche e rigorose.

Al Festival quest’anno sono connessi anche 9 concorsi che riguardano pittura, fotografia, cortometraggio, teatro, musica, canto, poesia, narrativa, danza…

Non solo una festa della bellezza, ma un momento che generi un autentico processo di consapevolezza psicologica e sociale. Per questo i premi non costituiscono solo un riconoscimento della qualità delle opere e del talento degli artisti, ma hanno come obiettivo la creazione di arteterapeuti. Così Arte Che Cura premia e diffonde l’idea che l’espressione artistica, coniugata a psicologia e competenze sociali, sia fonte di benessere e di evoluzione individuale e collettiva.

Quindi non solo arte benessere ma anche formazione professionale?

Con la nuova legge che disciplina le professioni non regolamentate dagli ordini del 2014, con le normative Uni del 2015 e con le direttive europee di questi ultimi anni stiamo lavorando assieme alle associazioni di categoria alla costruzione di una nuova figura professionale che contempli entrambe le competenze.

Per questo motivo i premi sono in borse di studio

Certo perché volevamo diffondere non solo idee ma anche competenze e conoscenze per quel grande bacino di persone che vivono con passione sia il mondo dell’arte che il mondo del benessere sociale e vogliono trasformare ciò in una vera e propria professione per il futuro

Dopo i concorsi e i laboratori al Pan, per la prima volta il Festival incontra le imprese. Quali?

Il programma prevede una tavola rotonda con la Graded di Vito Grassi, presidente dell’Unione industriali di Napoli, il Gruppo Getra e Optima che tra l’altro è uno degli sponsor dell’edizione 2019. A ciascuna verrà chiesto come può contribuire a cambiare il volto della città mettendo a disposizione il patrimonio di competenze che ha accumulato nel perimetro delle attività d’impresa. Adolfo Bottazzo, direttore generale di Ima e vice presidente di Confindustria Caserta per l’economia circolare e il territorio, interverrà per raccontare il progetto di recupero dei Giardini di Piazza Carlo III, antistanti la Reggia di Caserta. Infine Laura Valente racconterà i percorsi virtuosi messi in campo dal Museo Madrenapoli, di cui è presidente, per il sociale.

A che scopo avete intercettato le testimonianze delle imprese?

“L’evento del Festival si inserisce nella cornice di un ambizioso progetto che si propone, innanzitutto, di promuovere momenti di incontro tra tutti coloro che sono interessati alle potenzialità trasformative e terapeutiche dell’arte. Riteniamo che da questo versante possono emergere pagine nuove per un diverso racconto della città. Il fine è quello di divulgare, facendo perno sull’energie e i saperi delle migliori imprese della Campania, le idee e gli sviluppi derivanti da tale confronto allo scopo di sensibilizzare le istituzioni, il mondo accademico, i media e tutti i potenziali beneficiari dell’arte terapia.

Anche le imprese hanno bisogno di Arte terapia?

Le imprese diventano eccellenti quando incontrano l’arte. Cioè quando vengono fecondate dai processi creativi che sono sempre premianti nella ricerca delle soluzioni ai problemi. La scoperta della Bellezza, insomma, riguarda anche le imprese che incontrano l’arte. E la loro evoluzione che le portaal successo, è essa stessa un’arte. Ecco, da questo patrimonio può emergere una rivalorizzazione dei territori e delle comunità che apre percorsi inediti anche per la politica e il mondo delle istituzioni.In fondo nessuno meglio delle nostre imprese è capace di frequentare e fare leva sui processi di trasformazione.