Un articolo di Vittorio Daniele su Opencalabria

…Nel complesso, nel 1861, il Sud produceva il 36 per cento del prodotto industriale italiano, con una quota di popolazione di poco superiore. Nel 1861, un cittadino meridionale produceva appena l’8 per cento in meno della media nazionale. Uno del  Nord, solo il 5 per cento in più. Una differenza molto contenuta, dunque, in buona parte dovuta ai valori della Liguria e del Lazio, tenendo conto delle loro dimensioni demografiche. Si pensi alle differenze con il 1970, quando il valore aggiunto della manifattura meridionale rappresentava, appena, il 14 per cento del totale.

Nel seconda metà dell’Ottocento, la geografia industriale dell’Italia subì profonde modificazioni. Appena qualche anno dopo l’Unità, la produzione della Lombardia era divenuta maggiore di quella della Campania che, nel 1881, fu superata anche dal Piemonte. Nel 1901, il Nord produceva ormai i tre quarti del valore aggiunto manifatturiero italiano. Ben il 40 per cento proveniva dalle tre regioni del Triangolo industriale: Liguria, Piemonte e Lombardia. Il meccanismo del dualismo territoriale si era avviato. Nel primo decennio del Novecento, il processo di industrializzazione italiano accelerò e i divari crebbero. L’industria si concentrava nel Nord-Ovest che, nel 1911, produceva quasi la metà della produzione manifatturiera italiana. La Campania produceva appena il 42 per cento della Lombardia, il 66 per cento del Piemonte; l’Emilia sopravanzava la Sicilia. L’Italia era divenuta un’economia duale.