“Italiani pizza e mandolino”. Non deve dispiacere al deputato di M5S Luigi Gallo uno degli stereotipi più solidi sul nostro popolo, soprattutto per la parte riguardante lo strumento musicale. Tanto da elaborare una proposta di legge, fresca di annuncio in aula, che se approvata introdurrebbe l’insegnamento del mandolino alle scuole medie. Un intento di certo nobile, se rispondesse alla volontà di preservare tradizioni popolari altrimenti in pericolo, ma che desta qualche perplessità dal punto di vista dell’urgenza, e soprattutto da quello pratico. Da decenni, infatti, lo strumento designato dai professori per i primi rudimenti musicali è il flauto dolce, assai economico e facile da trasportare. Un monopolio, quello del flauto, messo in pericolo solo per un breve periodo dalla diamonica, l’ineffabile tastierina alimentata a fiato da un tubicino laterale. Un’innovazione figlia del “mood” musicale degli anni Ottanta, presto tornata nel dimenticatoio. Ma per il mandolino, la questione è differente, trattandosi di strumento costoso e delicato, che non potrebbe essere certo portato a scuola dentro un zainetto. A questo punto, la fatidica domanda, anche per questa proposta di legge, non può essere taciuta: ci sono le adeguate coperture per garantire l’accesso al mandolino a tutte le famiglie?