‘Anteprima’ polemica per l’edizione numero 26 del premio Leonardo Sciascia-Racalmare, organizzato dal Comune di Grotte (Agrigento). Uno dei componenti della giuria, Gaspare Agnello, amico personale di Sciascia nonchè decano tra i giurati, infatti si è dimesso per protesta. Alla base del gesto c’è uno dei libri arrivati in finale. A contendersi la vittoria dell’evento, fondato nel 1980 dall’autore de ‘Il giorno della civetta’, infatti, oltre a Salvatore Falzone con “Piccola Atene” e Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco, ucciso dalla mafia, con “E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte”, c’è anche “Malerba”, il volume scritto dal giornalista Carmelo Sardo e dal boss ergastolano della Stidda, Giuseppe Grassomeli. Un documento autobiografico sulla vita di un killer protagonista delle guerre di mafia che in carcere ha intrapreso un percorso di studio e di riflessione sul suo passato.
“Tre libri legati da una serie di temi comuni – spiegano gli organizzatori del premio -: non solo la mafia, ma anche l’etica, la responsabilità , la scelta, la colpa, la condanna e il mistero”. Eppure, si chiede Agnello “è possibile che il libro del fondatore della ‘Stidda’, come opera letteraria, partecipi a un premio intitolato a Leonardo Sciascia?”. Per il giurato decano decisamente no. E per vari ordini di ragione. Intanto perchè “è scritto da un ergastolano che racconta la sua verità – dice Agnello – che non può essere messa a confronto con la verità degli altri che da Grassonelli sono stati offesi e poi perchè, anche se sono passati venti anni e più dai delitti di cui si parla, ci sono parti offese che ancora sentono sulle loro carni il dolore delle morti dei loro cari”.