L’apertura dell’anno giudiziario è, come spesso accade, l’occasione per gettare uno sguardo a quanto avvenuto nei dodici mesi appena trascorsi. L’analisi dell’operato della magistratura e dalle forse dell’ordine calabresi non può che essere costellata di encomi per gli importanti risultati ottenuti nella lotta alla criminalità organizzata. Le brillanti operazioni condotte tanto sul territorio locale, quanto nel resto del Paese e anche oltre i confini nazionali, confermano ancora una volta come in Calabria operino magistrati e organi di Polizia che devono essere considerati una risorsa importante e imprescindibile per il patrimonio giudiziario e investigativo internazionale.
Mi preme sottolineare, inoltre, il grande lavoro svolto tanto nel colpire la criminalità quanto – e soprattutto – nel mettere a nudo le cointeressenze di quest’ultima con le aberranti degenerazioni politiche non solo locali. Se da un lato, queste operazioni, hanno evidenziato l’elevato grado di infiltrazione criminale nella politica, dall’altra hanno permesso di mettere in luce le capacità dello Stato nel contrasto a questo pericoloso fenomeno. Per questo voglio ancora una volta rivolgere uno specifico e sentito ringraziamento a magistratura e forze dell’ordine calabresi.
“I fatti sono ostinati”, amava dire Lenin circa un secolo fa. Senza evocare sanguinose guerre civili, l’insegnamento da trarre dalla massima mi induce a non ignorare i fatti, appunto: in Calabria, negli ultimi dodici mesi, sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa diversi consigli comunali e sono stati tratti in arresto diversi amministratori locali. Non che fosse una novità l’interesse della ‘ndrangheta nei confronti della politica, ma non è più tollerabile che il voto non sia libero o che i candidati non siano approfonditamente vagliati dai partiti prima di essere scelti.
Deve far riflettere, poi, che ancora oggi si parli di mancata libertà nell’esercizio di un diritto costituzionalmente sancito. E fa effetto parlarne proprio nel giorno scelto per non dimenticare gli orrori di un regime totalitario che ha fatto della privazione della libertà di un popolo il proprio vessillo. Dobbiamo essere consapevoli che lottare contro la ‘ndrangheta significa lottare contro chi ha deciso di limitare la libertà personale dei cittadini onesti e questo non può essere consentito.
Non basta quindi dire che non si arretrerà di un passo nella lotta alla ‘ndrangheta, bisogna invece esplicitare, con i fatti, che si faranno passi in avanti. Sono perciò felice di poter annunciare che, concluso l’iter procedurale, finalmente il prossimo 30 gennaio, il testo unico contro la ‘ndrangheta di cui mi onoro di essere primo firmatario, approderà in Commissione bilancio regionale dove otterrà – ne sono sicuro – il via libera per l’approvazione definitiva in Aula.
Con esso, sono orgoglioso di affermare che introdurremo alcuni importanti passi in avanti: dalle misure di contrasto al gioco d’azzardo patologico, spesso sotto il controllo delle cosche, fino all’attuazione dei progetti di inclusione sociale come “Liberi di Scegliere”, nato dalla collaborazione con il Tribunale dei Minori di Reggio Calabria e finalizzato a dare un futuro diverso ai minori che vivono in contesti di mafia. E poi ancora le innovazioni introdotte in termini di riuso sociale dei beni confiscati e nella lotta al caporalato. E il pensiero va inesorabilmente a quanto accaduto poche ore fa nella tendopoli di San Ferdinando, ‘casa’ di tanti immigrati diventati forza lavoro di quel caporalato che dobbiamo contrastare con tutti i mezzi a disposizione. Una giovanissima donna, appena trentenne, è morta a causa di un incendio scoppiato nel cuore della notte, un incendio che deve far riflettere la classe politica sulle condizioni e i rischi che ogni giorno corre chi vive in campi come quello di San Ferdinando. Non possiamo voltarci dall’altra parte perché in gioco ci sono vite umane e sorrisi che vanno protetti e non spezzati.
Tornando all’analisi del bilancio dell’ultimo anno in Calabria, mi fa particolare piacere poter sottolineare, invece, una rinnovata presa di coscienza e voglia di partecipare attivamente da parte della società civile. Il grande fermento dell’associazioni, che ahimè a volte nasce per sopperire a carenze delle istituzioni, e l’attivismo anche politico di movimenti capaci di dare voce a chi non credeva di poter avere una rappresentanza, sono segnali che mi lasciano guardare al futuro della nostra regione con ottimismo.
On. Arturo Bova
Presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria